Un evento di straordinario rilievo culturale anima il Museo e Real Bosco di Capodimonte con il ritorno in Italia di un capolavoro caravaggesco fino a poco tempo fa considerato perduto: l’Ecce Homo di Caravaggio.
Questo dipinto, realizzato a Napoli oltre quattro secoli fa, è stato riscoperto nel 2021 a Madrid e ora torna a dialogare con la celebre Flagellazione di Cristo, anch’essa opera del Merisi durante i suoi soggiorni napoletani (1606/1607 e 1609). Fino al 2 novembre, le due tele sono esposte nella sala 62 di Capodimonte, in un confronto che rappresenta una rara occasione per studiare la vitalità e la diffusione del modello caravaggesco nella Napoli del Seicento.
Il ritorno dell’Ecce Homo: un prestito eccezionale e un omaggio a Napoli2500
La mostra intitolata “Capodimonte Doppio Caravaggio” è stata inaugurata dal direttore del museo, Eike Schmidt, alla presenza del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. L’esposizione si inserisce nel calendario delle celebrazioni per i 2500 anni della fondazione della città, proponendo un dialogo artistico che unisce due momenti cruciali dell’arte caravaggesca realizzati in terra napoletana. La Flagellazione di Cristo, dopo il grande successo ottenuto nella mostra romana per il Giubileo Caravaggio 2025, è rientrata al Museo di Capodimonte, accompagnata da un ospite d’eccezione: il dipinto spagnolo, oggetto di un intenso dibattito scientifico e mediatico a livello internazionale.
Il direttore Schmidt ha sottolineato l’importanza di questo prestito, possibile grazie alla collaborazione con il Ministero della Cultura spagnolo e il Museo del Prado, dove l’Ecce Homo è attualmente custodito. La tela, infatti, può uscire dalla Spagna solo in occasioni straordinarie. Il confronto con la Flagellazione e con un altro Ecce Homo, opera di Battistello Caracciolo (allievo di Caravaggio), conferisce alla mostra un valore didattico e storico eccezionale, mettendo in luce la fortuna e l’influenza del caravaggesco nella pittura napoletana del Seicento.
L’Ecce Homo è un tema iconografico molto diffuso nella pittura italiana tra Quattrocento e Cinquecento, ma il dipinto madrileno si distingue per la sua composizione intensa e la profonda espressività. Caravaggio rappresenta la scena con una loggia scura da cui emerge Ponzio Pilato che indica Cristo, mentre un aguzzino lo spoglia o lo riveste, enfatizzando il corpo martoriato del Salvatore. Un dettaglio particolarmente significativo è la corona di spine: sopra la fronte di Cristo, al posto della tradizionale corona, è visibile un ramo di rovi che si staglia come una piccola fiamma, simbolo caravaggesco di grande forza evocativa.
La tela fu scoperta nel 2021 in una casa privata spagnola, messa in vendita con una base d’asta irrisoria come un’opera di scuola di Ribera. Grazie all’intervento di esperti, mercanti e studiosi di Caravaggio, il dipinto è stato rapidamente riconosciuto come originale, suscitando enorme interesse internazionale. L’opera è passata poi nelle mani di un collezionista britannico residente in Spagna, che ne ha consentito l’esposizione al Museo del Prado. Studi storici, come quelli di Maria Cristina Terzaghi, hanno ricostruito il percorso dell’opera, collegandola a un Ecce Homo appartenuto a un viceré di Napoli, Garcia Avellaneda y Haro, nella metà del Seicento.
Questa attribuzione conferma il legame profondo tra il dipinto e la città partenopea, rafforzato dalla sua affinità stilistica con la Flagellazione di Cristo, anch’essa realizzata a Napoli. La mostra di Capodimonte mette in evidenza anche l’influenza di Caravaggio su artisti locali, in particolare su Battistello Caracciolo, il più fedele seguace del Merisi a Napoli. Nella stessa sala è infatti esposto un Ecce Homo orizzontale attribuito a Caracciolo, proveniente dai depositi del museo. La vicinanza stilistica tra le opere di Caravaggio e quelle di Battistello rafforza l’ipotesi di una supervisione diretta del maestro sulle creazioni del suo allievo.
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Il confronto tra le opere consente di ripensare la storia dell’arte napoletana del Seicento, offrendo al pubblico la possibilità di osservare come il modello caravaggesco sia stato rielaborato e reinterpretato da artisti locali. La mostra rappresenta quindi un momento di grande valore scientifico e culturale, arricchendo la collezione permanente del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
L’evento si inserisce in un ciclo di esposizioni temporanee, denominate “L’Ospite”, che Capodimonte organizza durante i lavori di efficientamento energetico del museo, mantenendo così vivo il dialogo con grandi istituzioni culturali italiane e internazionali. Negli ultimi mesi, opere di Courbet, Carracci, Rubens e Baglione hanno già animato le sale del museo, confermando Capodimonte come uno dei poli culturali più dinamici e autorevoli del Paese.