A partire da ottobre 2025, entrano in vigore importanti novità riguardanti gli autovelox e la loro regolamentazione in Italia.
Le modifiche, introdotte dal Decreto Infrastrutture (legge n. 105/2025), cambiano le modalità di accertamento delle violazioni e di irrogazione delle sanzioni, dando la possibilità ai conducenti di contestare con maggiore facilità le multe, soprattutto per le problematiche legate alla mancanza di omologazione degli apparecchi.
Autovelox: le novità
Una delle novità principali riguarda l’obbligo per i Comuni italiani di effettuare un censimento nazionale di tutti i dispositivi di rilevamento della velocità. Entro la fine di ottobre 2025, infatti, ogni amministrazione locale dovrà inviare al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) un elenco dettagliato di tutti gli autovelox presenti sul proprio territorio. I Comuni dovranno dichiarare, tra le altre cose, la marca, il modello e la conformità degli apparecchi, nonché la loro omologazione o approvazione ministeriale. Se i dispositivi non vengono registrati, tutte le multe comminate con questi apparecchi non saranno valide e potranno essere facilmente contestate.

Questa nuova disposizione obbliga le amministrazioni locali ad adeguarsi a una serie di procedure burocratiche precise. Le autorità comunali avranno infatti 60 giorni, a partire dall’emanazione del decreto attuativo del MIT, per fornire tutte le informazioni richieste. La scadenza per completare questo censimento è fissata per la fine di ottobre. Se un autovelox non risulterà registrato presso il ministero, non potrà essere utilizzato e le eventuali sanzioni emesse tramite questi dispositivi saranno considerate nulle.
Tuttavia, nonostante queste nuove regole, la questione dell’omologazione degli autovelox non è stata ancora risolta definitivamente. Il Decreto Infrastrutture, infatti, non distingue in modo chiaro tra omologazione e approvazione ministeriale, trattandoli come due concetti equivalenti. Questo approccio ha creato un caos burocratico che non solo non risolve il problema, ma potrebbe anche aumentare il numero di ricorsi.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10505/2024, ha stabilito che l’omologazione di un autovelox non può essere sostituita dall’approvazione ministeriale. Ciò significa che i dispositivi privi di omologazione ufficiale sono da considerarsi illegittimi. Questo errore nella legislazione potrebbe generare un aumento dei ricorsi da parte degli automobilisti, che avranno l’opportunità di contestare le multe derivanti da autovelox non omologati o non censiti correttamente. In effetti, sarà più semplice per i conducenti verificare se l’autovelox in questione rispetta tutte le normative, grazie alle informazioni che le amministrazioni locali saranno obbligate a fornire.
Inoltre, il nuovo sistema dovrebbe rendere più trasparente l’utilizzo degli autovelox. I cittadini potranno accedere a mappe dettagliate con la localizzazione degli apparecchi e verificare l’omologazione dichiarata dalle amministrazioni. Se un dispositivo viene indicato come “approvato” ma non omologato, sarà possibile contestare la sanzione. Allo stesso modo, le multe emesse da autovelox non censiti saranno facilmente impugnabili.
Nonostante questi aspetti positivi per gli automobilisti, la riforma potrebbe comportare alcuni effetti collaterali. La diminuzione del numero di autovelox attivi potrebbe ridurre l’efficacia dei controlli sulla velocità, con possibili implicazioni per la sicurezza stradale. Se da un lato il sistema diventa più accessibile e chiaro, dall’altro si potrebbe compromettere l’efficacia del monitoraggio della velocità sulle strade italiane, con ripercussioni sugli obiettivi di sicurezza nazionale e comunitari.