Negli ultimi giorni numerose famiglie hanno segnalato ritardi o blocchi nei rimborsi del bonus nido, nonostante abbiano regolarmente presentato la documentazione prevista. Alla base del problema, però, non ci sarebbero errori tecnici dell’Inps, bensì un cambiamento normativo che molti richiedenti non hanno notato.
La novità arriva da una circolare dell’Istituto, la n. 1165 del 4 aprile 2025, che ha introdotto una modifica sostanziale nella procedura per ottenere il contributo: da quest’anno, infatti, non è più sufficiente presentare la fattura emessa dalla struttura, ma è necessario allegare anche la prova del pagamento tracciabile.
Il bonus nido è un’agevolazione molto attesa da chi ha figli piccoli, ma nel 2025 ottenere il rimborso è diventato più complesso. Le nuove regole specificano che solo il richiedente che ha effettivamente sostenuto la spesa può ottenere il rimborso, e tutti i documenti devono essere a lui intestati. Fin qui, nulla di nuovo. Tuttavia, la vera novità sta nella tipologia di documentazione richiesta: non basta più la semplice ricevuta o fattura della retta.
Nuove regole, vecchi problemi
L’Inps pretende ora, oltre alla fattura, anche una prova concreta del pagamento effettuato con mezzi tracciabili. Questo significa che chi ha pagato in contanti, o ha dimenticato di allegare lo scontrino del POS o la distinta del bonifico, rischia di vedere la propria richiesta bloccata.

La nuova disposizione è chiara: niente rimborso per chi ha pagato in contanti. Per accedere al bonus, la retta dell’asilo deve essere saldata con carte, bancomat o bonifico, e deve esserne fornita prova. In mancanza di tale documentazione, l’Inps non può procedere con il rimborso, anche se tutto il resto è in regola.
Chi non ha allegato correttamente la documentazione può ancora intervenire: c’è tempo fino al 30 aprile 2026 per caricare i documenti mancanti relativi all’anno 2025. Il consiglio è di creare un file unico contenente sia la fattura che la prova del pagamento e caricarlo nell’apposita sezione del portale Inps.
Per chi ha smarrito lo scontrino del POS o la distinta del bonifico, una possibile soluzione è contattare la struttura scolastica per farsi reinviare i dati. Alcuni sistemi di pagamento consentono il recupero degli scontrini elettronici o l’invio via mail. Diversamente, in caso di pagamento in contanti, l’unica opzione è chiedere il rimborso alla struttura e procedere a un nuovo pagamento con modalità tracciabili.
La nuova direttiva punta ad aumentare la trasparenza e prevenire abusi, ma rischia di colpire proprio le famiglie che, per disattenzione o mancanza di informazione, hanno seguito le vecchie procedure. Resta il fatto che, pur trattandosi di una misura pensata per tutelare la correttezza dei rimborsi, molte famiglie potrebbero veder sfumare parte dell’aiuto previsto se non provvederanno tempestivamente a sanare la situazione.
Il consiglio è uno solo: verificare attentamente la documentazione già inviata e, se necessario, correggerla il prima possibile. Per evitare che un diritto riconosciuto si trasformi in un rimborso mancato.