L’adozione dei pagamenti elettronici porta benefici per i consumatori che sono evidenti. Invece, per le imprese questo significa affrontare un costo fisso: le commissioni applicate su ogni pagamento con carta. Per alleviare questo onere, il governo ha introdotto un’agevolazione fiscale che consente agli esercenti di recuperare una parte di tali spese.
Si tratta del Bonus POS, un credito d’imposta che permette di rimborsare fino al 30% delle commissioni sui pagamenti digitali. Ecco come funziona e come accedervi.
Una delle motivazioni principali dietro l’incoraggiamento dei pagamenti elettronici da parte del governo è la lotta all’evasione fiscale. Le transazioni tracciabili, a differenza del contante, permettono una maggiore trasparenza nei movimenti di denaro e facilitano i controlli fiscali. A partire dal 1° gennaio 2026, inoltre, sarà obbligatorio collegare il POS al registratore di cassa, spingendo ulteriormente verso la digitalizzazione dei pagamenti. Sebbene questa misura favorisca l’erario, per i commercianti si traduce in un incremento delle spese fisse legate ai pagamenti elettronici. Ecco perché il Bonus POS è diventato un supporto importante per centinaia di migliaia di professionisti e piccole imprese.
Come funziona il Bonus POS
Il Bonus POS è stato introdotto nel 2019, con l’obiettivo di ridurre l’impatto delle commissioni sui pagamenti elettronici per le piccole imprese. Inizialmente, il credito d’imposta copriva il 100% delle spese sostenute, ma a partire dal 2021 la percentuale è stata ridotta al 30%. Questo significa che i commercianti e i professionisti possono recuperare il 30% delle commissioni pagate per le transazioni effettuate tramite carte di credito, debito o altri strumenti digitali.

Il Bonus POS è destinato a tutti gli imprenditori e professionisti con ricavi o compensi annuali non superiori a 400.000 euro. Questo limite rende l’agevolazione particolarmente utile per le piccole e medie imprese, che sono quelle maggiormente colpite dalle commissioni sui pagamenti elettronici.
Il credito d’imposta può essere utilizzato a partire dal mese successivo alla spesa. Per usufruirne, è necessario compilare il modello F24 indicando il codice tributo 6916 nella sezione “Erario” e nella colonna “importi a credito compensati”. Se l’agevolazione non dovesse essere utilizzata per intero, la somma rimanente può essere riportata nei periodi successivi.
Nel caso in cui si decida di avvalersi del Bonus POS, è fondamentale includere l’importo maturato nella dichiarazione dei redditi. Questo va riportato nel modello Redditi, precisamente nel quadro RU con il codice “H3” e nei righi RU5, RU6 e RU12 per evidenziare l’importo del credito maturato, utilizzato e residuo. Inoltre, sarà necessario inserire il codice aiuto 58 nel rigo RS401.
Il Bonus POS rientra nel regime “de minimis”, che permette agli Stati membri dell’Unione Europea di concedere aiuti economici rapidi alle imprese senza l’approvazione preventiva della Commissione Europea. Il limite per gli aiuti concessi in questo regime è di 300.000 euro in tre anni (dal 1° gennaio 2024, precedentemente era fissato a 200.000 euro).
Le aziende che forniscono il servizio POS devono trasmettere all’Agenzia delle Entrate, entro il giorno 20 del mese successivo, i dati relativi alle transazioni effettuate. Tra le informazioni da comunicare ci sono il codice fiscale dell’esercente, il mese e anno delle transazioni, il numero totale delle operazioni e l’ammontare delle commissioni applicate.