L’assegno unico rappresenta oggi uno strumento centrale di sostegno alle famiglie italiane, ma l’inflazione ne riduce progressivamente l’efficacia reale. Dal 2026 gli importi dell’assegno unico saranno rivalutati, con aumenti legati all’indice Istat, per compensare l’impatto crescente del caro vita.
La riforma dell’Isee introdotta dal governo consentirà a molte famiglie di ottenere importi più alti, alleggerendo parzialmente il peso dell’inflazione. Nonostante gli adeguamenti, l’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto, rendendo indispensabili misure strutturali per garantire maggiore stabilità economica.
I nuovi aumenti all’Assegno Unico
Dal 2026 l’assegno unico tornerà a crescere, grazie all’adeguamento al costo della vita e alle novità introdotte dalla legge di bilancio. Gli importi saranno più generosi, con un incremento che nasce dall’inflazione e dalle modifiche all’Isee, pensate per favorire i nuclei familiari.

Come altre prestazioni Inps, l’assegno unico è legato al costo della vita e aumenta ogni anno in base ai dati Istat sull’inflazione. Con una rivalutazione stimata all’1,7%, l’importo base salirà da 57,50 a 58,50 euro, mentre quello massimo passerà da 201 a 204,40 euro.
Se l’inflazione dovesse attestarsi tra l’1,4% e l’1,5%, gli aumenti sarebbero leggermente inferiori, ma comunque garantirebbero un piccolo adeguamento. I nuovi importi saranno accreditati da febbraio 2026, mentre a marzo arriveranno gli arretrati relativi al mese di gennaio.
Più sostanziosi saranno gli incrementi derivanti dalla riforma dell’Isee, che innalza la franchigia sulla prima casa fino a 91.500 euro. La scala di equivalenza per i nuclei con più figli viene ritoccata, abbassando l’indicatore economico e aumentando di conseguenza l’assegno unico.
Secondo l’avvocata Lilla Laperuta, l’incremento medio sarà di circa 10 euro al mese per famiglia, con aumenti più consistenti per chi scende di fascia. Dal 2026 l’assegno unico sarà articolato in tre fasce, fino a 17.520 euro, tra 17.520 e 46.000 euro, oltre 46.000 euro.
Gli importi mensili varieranno in base alla rivalutazione Istat, con un massimo che passa da 201 a 204,4 euro e un minimo da 57,5 a 58,5 euro. Molte famiglie cambieranno fascia, circa il 5% passerà dalla fascia B alla A, mentre oltre il 10% scenderà dalla C alla B.
In totale, una famiglia su due con Isee attivo trarrà beneficio da almeno una delle due modifiche introdotte dalla manovra. Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, chi scende di fascia potrà guadagnare fino a 15–20 euro in più al mese per figlio.
Una famiglia con due figli e Isee di 26.200 euro annui riceverà così dal 2026 circa 321 euro mensili, contro i 315 del 2025. A questo aumento si sommerà quello dovuto all’inflazione, rendendo la misura più vantaggiosa rispetto agli anni precedenti.
Va ricordato che per ottenere i nuovi importi sarà necessario presentare una Dsu aggiornata, requisito indispensabile per l’accesso. L’assegno unico nel 2026 si conferma così una misura più generosa, capace di sostenere concretamente le famiglie italiane.

