Il tema del debito tra parenti è spesso fonte di dubbi e incertezze, soprattutto quando si tratta di capire se esista un obbligo legale di restituzione e quali siano le conseguenze in caso di inadempienza.
L’articolo 2740 del codice civile stabilisce che un debitore è tenuto a ripagare il proprio debito con tutti i suoi beni, presenti e futuri, ma resta da chiarire se questo principio possa essere applicato anche ai debiti contratti con i familiari. Ecco cosa prevede la legge e quali rischi si corrono se non si restituisce un prestito ricevuto da un parente.
Debito con un coniuge: quando è obbligatorio restituire?
Un caso frequente riguarda i debiti contratti tra coniugi. Ad esempio, una moglie che prende in prestito una somma dal marito per estinguere un debito precedente al matrimonio: deve restituirla? La Corte di Cassazione, con la sentenza 11766 del 2018, ha chiarito che il debito tra coniugi deve essere rimborsato solo se le somme elargite non rientrano nei normali obblighi di assistenza familiare. In linea generale, le somme date da un coniuge all’altro durante il matrimonio sono considerate un’adempimento del dovere di solidarietà familiare e non sono soggette a restituzione.
Tuttavia, se il prestito eccede tali obblighi o viene formalizzato tramite una scrittura privata che stabilisce la restituzione, come confermato da una sentenza della Corte di Cassazione del 2012, il debito deve essere restituito. Il regime patrimoniale scelto al momento del matrimonio incide significativamente sull’obbligo di restituzione. Nel caso della comunione dei beni, è più complicato ottenere indietro le somme prestate, mentre nel regime di separazione dei beni il prestito concesso con fondi personali deve essere restituito integralmente.
Per quanto riguarda i prestiti tra genitori e figli, la restituzione dipende dall’età e dalla situazione del figlio. Se un genitore presta denaro a un figlio minorenne durante il periodo in cui vige l’obbligo di mantenimento, non è possibile richiedere la restituzione. Diversamente, nel caso di un figlio maggiorenne, il prestito può essere reclamato, seguendo le normali regole che disciplinano i prestiti. Al di fuori di questo rapporto, tra familiari diversi come zii, nipoti o nonni, non esistono norme specifiche.

Quindi, un parente che ha concesso un prestito può legittimamente richiederne la restituzione anche tramite strumenti come il pignoramento o altre azioni esecutive per tutelare i propri diritti. Il mancato rimborso di un prestito, anche se contratto con un familiare, può esporre il debitore a conseguenze giuridiche serie. La legge prevede che il creditore possa agire con un’esecuzione forzata sui beni del debitore, inclusi quelli futuri, indipendentemente dalla natura del rapporto. Pertanto, un parente che ha concesso un prestito può attivare procedure legali per ottenere la somma dovuta, anche attraverso il pignoramento dei beni.
È importante sottolineare che, per poter procedere legalmente, il creditore deve poter dimostrare l’esistenza del prestito. In assenza di una prova scritta, come una scrittura privata o altri documenti formali, la richiesta di restituzione può risultare più complicata, soprattutto in ambito familiare. Anche se spesso si tende a considerare i prestiti tra parenti come gesti di solidarietà che non richiedono un obbligo formale di restituzione, il quadro normativo italiano prevede che questi debiti possano essere legalmente reclamati e, in caso di mancato pagamento, si possono attivare strumenti di recupero coattivo.