Ci sono momenti nella vita in cui la stabilità economica diventa un’ancora di salvezza, soprattutto quando eventi improvvisi costringono a ripensare il proprio futuro. Tra i principali strumenti di tutela esiste un sostegno che interviene proprio in queste circostanze delicate, regolato da percentuali precise e condizioni ben definite.
La reversibilità rappresenta infatti una delle prestazioni più rilevanti del sistema previdenziale, perché garantisce continuità economica ai familiari di chi non c’è più. Non sempre però la somma ricevuta coincide con quella del titolare originario, perché la legge stabilisce percentuali variabili a seconda della composizione del nucleo familiare.
Pensione di reversibilità, ecco quanto spetta
Le somme corrisposte ai superstiti, quindi, variano in base a specifici fattori, che possono ampiamente modificare l’importo finale della pensione di reversibilità. Il coniuge superstite, ad esempio, ha diritto al 60% della pensione del defunto, quota che cresce in presenza di figli minorenni, studenti o inabili.

In questi casi le aliquote salgono dall’80% con un figlio fino al 100% con due o più figli, garantendo così l’intero importo lordo. Anche il fattore reddito diventa decisivo quando la pensione è destinata soltanto al coniuge e le riduzioni scattano oltre precise soglie aggiornate annualmente.
Fino a 23.532,60 euro non ci sono tagli, ma oltre questa cifra le riduzioni vanno dal 25% al 50%, in base all’entità dei redditi dichiarati. Rientrano nel calcolo tutte le entrate soggette a IRPEF, dalle altre pensioni agli stipendi, fino a rendite immobiliari e redditi da fabbricati.
Anche fratelli o sorelle del defunto possono ricevere quote, se inabili, a carico e senza pensione, anche qui le percentuali salgono progressivamente fino al 100%. In queste situazioni il totale si divide tra gli aventi diritto, la pensione viene ripartita in parti uguali tra tutti i parenti superstiti.
Inoltre, ottenere la prestazione non è automatico, serve una domanda all’INPS, da presentare subito dopo il decesso, per non perdere mesi di arretrati. Si può procedere tramite patronato, che assiste gratuitamente, oppure online, sul sito dedicato, con SPID, CIE o CNS, compilando la sezione dedicata ai superstiti.
La documentazione necessaria comprende certificato di morte, stato di famiglia, dichiarazione dei redditi ed eventuali attestazioni scolastiche o di invalidità per i figli. Il pagamento decorre dal primo giorno del mese successivo al decesso, ma soltanto se la richiesta viene inoltrata entro dodici mesi dall’evento.
Oltre questa scadenza si rischia di perdere parte degli arretrati, un dettaglio che rende ancora più importante agire rapidamente con la giusta assistenza. In definitiva, il sostegno economico ai superstiti è uno strumento fondamentale, che unisce regole precise e condizioni specifiche, capaci di garantire continuità in momenti delicati.