Ci sono esperienze che purtroppo molte persone conoscono fin troppo bene, ore interminabili di attesa in un pronto soccorso, tra ansia, dolore e incertezza. Ma quando questi ritardi si trasformano in un danno concreto alla salute, la questione smette di essere solo un disagio per diventare un problema legale.
La salute è un diritto costituzionalmente garantito e il servizio sanitario deve assicurare cure tempestive e adeguate a tutti i cittadini, italiani e non. Nei pronto soccorso, è il sistema di triage che stabilisce le priorità di ingresso, con i casi più gravi che vanno presi in carico prima.
Quando l’ospedale ti fa aspettare, il ricordo per inadempienza
Ora, se un codice verde, o giallo che sia, entra in pronto soccorso potrebbe trovarsi a dover attendere per diverse ore una visita medica decente. Ma se il rispetto dei criteri del triage viene meno o un ritardo peggiora le condizioni del paziente, la struttura sanitaria sarà chiamata a rispondere.

Il Decreto Ministeriale n. 70 del 2015, infatti, impone agli ospedali italiani precisi standard gestionali, organizzativi, tecnologici e direttivi del personale da rispettare. Diventa quindi un obbligo garantire tempi di intervento adeguati alla gravità del singolo paziente, per evitare rischi di ulteriori complicazioni legate all’attesa eccessiva.
Quando questi tempi vengono superati ingiustificatamente o si verificano danni, si configura una responsabilità da imputare all’ente ospedaliero a cui il paziente si è rivolto. Non tutti i ritardi sono colpa dell’ospedale, come possibili situazioni di sovraffollamento o emergenze multiple in arrivo, è comprensibile quindi che si debba aspettare.
Ma se il paziente attende più del previsto proprio per colpa del codice di gravità e questo provoca un peggioramento, la responsabilità va assolutamente accertata. Il triage assegna codici di colore per indicare la priorità, rosso per emergenze, giallo per urgenze gravi, verde per condizioni stabili e bianco per non urgenti.
Se un paziente da codice giallo viene ignorato a lungo e subisce conseguenze negative, anche senza passare a codice rosso, la struttura può essere ritenuta responsabile. La responsabilità però non ricade sul singolo medico in servizio al Pronto Soccorso, ma sull’intera organizzazione sanitaria, ospedale, ASL o struttura convenzionata.
Per ottenere un risarcimento è necessario raccogliere prove precise, come referti con orari, cartelle cliniche, documentazione sui tempi di attesa e successivi accertamenti medici. Spesso serve un consulente medico-legale che, certifichi il nesso causale tra ritardo e danno, nonché un avvocato specializzato a muoversi nel complicato iter legale ospedaliero.