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L’agghiacciante bellezza di Layers of Fear

Ho semplicemente adorato il ritorno di Layers of Fear, la nuova/vecchia creatura di Bloober Team.

Le atmosfere di Layers of Fear

Layers of Fears, sviluppato da Bloober Team e sorta di ideale “esperienza completa” rispetto ai due precedenti capitoli, è davvero uno dei videogiochi a tinte psicologiche più disturbanti di sempre. Esplorando su Xbox Series X il videogioco ho davvero apprezzato il lavoro di ripulitura e “ristrutturazione” completa, attraverso l’Unreal Engine 5, degli ambienti di gioco e anche del comparto musicale. Il faro e la villa, “protagoniste” del gioco, sono infatti realizzato in modo minuzioso, fornendo un’esperienza veramente a 360 gradi. La scelta di optare per una visuale in prima versione, con l’effetto ottico del grandangolo, ad esempio, fornisce una possibilità di immersione ancora maggiore, anche grazie alla possanza dell’engine che rende il tutto “più vero del vero”.

Come menzionato in precedenza, il comparto sonoro poi è per farla breve assolutamente d’eccezione: Layers of Fear ti trascina assieme ai propri protagonisti nel bel mezzo di una villa nel bel mezzo di una tempesta (o forse della mente tormentata di un artista traviato dal proprio folle genio), con suoni improvvisi e repentini che non solo ti fanno sobbalzare sulla sedia o poltrona ma proprio far battere il cuore all’unisono con quello del pg. Esplorare, raccogliere, leggere e risolvere i puzzle, a difficoltà crescente, donano a questo videogioco una forza narrativa evidente, acuita da un’estetica perfetta e da un impatto grafico veramente raro (specialmente ancora all’altezza temporale di questa generazione).

Lo scrivere, la narrazione e la metanarrazione sono fondamentali in Layers of Fear

In considerazione di ciò il titolo di Bloober Team si merita un 8.7 granitico: anche se il gameplay non offre significativi “guizzi in più” rispetto ai capitoli “originali” Layers of Fear è, senza se e senza ma un vero e proprio caposaldo del genere. Si fa presto, insomma, a definirlo come un “walking-horror-simulator” perché la parte più spaventosa è agghiacciante ma agghiacciante sul serio!

 

 

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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