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Home Geek

Sony brevetta sistema antipirateria basato sul DNA

by Stefano Yamato
24 Settembre 2012
in Geek
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Il sito Playstationlifestyle.net ha scoperto di recente un brevetto Sony che descrive un sistema per tenere traccia delle impronte digitali, dell’iride e del DNA al fine di prevenire la pirateria informatica. Il controllo totale è in arrivo? Forse.

La nostra privacy è tra le cose più importanti per le aziende. Google ha dimostrato come la pubblicità mirata sia business molto redditizio e la corsa al grande bottino delle informazioni personali è appena iniziata. Inoltre, aziende come Sony, che vendono prodotti digitali svincolati dai supporti, stanno investendo somme considerevoli per proteggere i loro prodotti dalla pirateria, attraverso l’uso dei sistemi DRM sempre più evoluti per proteggere i loro prodotti.

Nei mondo “ideale” un sistema DRM dovrebbe riconoscere la persona che ha pagato per uno specifico contenuto digitale e consentire solo ad essa di utilizzarlo. Nella pratica i DRM hanno rivelato tutta la loro debolezza, violando spesso la libertà degli utenti di fruire dei prodotti legalmente acquistati, stimolando così sempre più la pirateria ed ottenendo praticamente l’effetto contrario.

Sembrerebbe però che la Sony abbia depositato un brevetto che si propone di riconoscere un utente attraverso dati biometrici, come le impronte digitali, l’iride ed il DNA. Tale sistema consentirebbe di creare una sorta di simbiosi tra cliente e prodotto, rendendolo inutilizzabile da chiunque altro. Un sistema di controllo totale, che garantirebbe alle aziende di conoscere l’uso che ogni singolo cliente fa di un prodotto, sempre ed ovunque. Apparentemente un metodo inviolabile, che finalmente metterebbe a riparo le grandi aziende dalla possibilità di pirateria. La risposta ultima agli hacker. In realtà è ciò che dicono ogni volta. Vorrà dire che stavolta si inventeranno una modifica al firmware del cervello per scaricare software pirata. D’altronde, fino ad oggi, la Sony le ha provate tutte, ma ha sempre finito col rincorrere gli hacker tra forum e tribunali.

Tags: tech
Stefano Yamato

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