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Girls who code, un’amicizia in codice: un libro per avvicinare le bambine all’informatica

Qualche giorno fa girovagando in libreria ho incrociato questo libro ed essendo padre di figlie femmine e programmatore, mi si sono drizzate le antenne: il titolo è “Un’amicizia in codice” e il nome della collana è Girls who code (casa editrice Il Castoro). Il coding in inglese è l’attività di scrivere codice informatico, cioè istruzioni che dicono alle macchine cosa fare.

Così ho scoperto Girls who code, un’organizzazione no-profit che si occupa di formazione digitale, il cui scopo è incoraggiare le ragazze a intraprendere corsi di studio STEM, acronimo inglese che sta per Scienze Tecnologia Ingegneria e Matematica. E questo è un libro per avvicinare le ragazze all’informatica, cercando così di ridurre il gender gap che vede le femmine generalmente meno interessate alle materie scientifiche.

Il romanzo racconta la storia di Lucy una ragazzina di prima media che si iscrive ad un corso di coding perché vuole realizzare una app per aiutare lo zio, il corso però sembra andare a rilento, ma una serie di messaggi misteriosi la portano a conoscere nuove amiche e ad imparare le basi della programmazione.

La copertina del libro e alcune delle istruzioni dei messaggi misteriosi che riceve la protagonista del libro

E’ furbo il modo in cui l’autrice Stacia Deutsch introduce concetti come programma, condizioni, variabili e cicli senza rendere pesante l’argomento, tant’è che lo suggerirò alle mie figlie, cercando così di scalfire il regno di romanzi fantasy fatti di principesse e fate dai super poteri.

un’amicizia in condice, testo e codice

L’informatica serve in qualunque contesto, perché è una disciplina trasversale. Con l’informatica puoi velocizzare delle operazioni,  migliorare dei dati e organizzarli, puoi fare app, siti web, giochi, animazioni, effetti speciali, etc. etc. Inoltre è una materia estremamente creativa perché dato un problema, puoi risolverlo in molti modi e sta a te trovare il tuo, perché imparare a programmare significa prima di tutto imparare a risolvere problemi e questa attitudine, in un mondo pieno di problemi, è più che utile, è indispensabile.

La fondatrice del movimento Girls who code Reshma Saujani (oggi 5 giugno 2018 a Milano) è un avvocato, non una programmatrice e ciò mi fa pensare che anche lei abbia capito la trasversalità dell’informatica e il primo libro di questa collana, scritto proprio da Reshma, si intitola “Impara il coding e cambia il mondo“. Brava.

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Giulio Pons

Ingegnere del software, ha superato i quaranta ed è un papà felice. Vive internet come la normalità. Ha fondato Rockit.it e Dailybest.it e lavora a Better Days come programmatore e responsabile dell'area tecnologica.

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