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Il futuro non promette bene: Eleanor Davis si conferma una fuoriclasse del fumetto

 

Non sempre avviene ma quando capita non si può proprio rimanere indifferenti. Già perché mentre stavamo leggendo il, bellissimo, Il futuro non promette bene, nuovo albo di quell’autentica fuoriclasse del fumetto contemporaneo che è Eleanor Davis, le pagine del libro in modo vagamente inquietante si sono andate a sovrapporre con la recente cronaca  americana.

Se è vero che nel bel volume di Rizzoli Lizard da poco in fumetteria e libreria, i protagonisti si muovono nel sottobosco della Sinistra pacifista, movimentista, ecologista e attenta ai diritti delle minoranze e delle donne, le manifestazioni nelle principali metropoli americane di questi giorni, causate dal brutale omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto, ci sono sembrate uscite fuori dalle pagine del fumetto.

 

Questo racconto per immagini ha il potere, come tutte le grandi storie, di non avere una sola chiave di lettura ma molteplici. Si può leggerlo come una sorta di racconto d’amore di una coppia anticonvenzionale che in un mondo, un pelino proiettato nel futuro, siamo infatti nel 2022, cerca in una società sempre più attenta a limitare le libertà dei cittadini, con eserciti di droni che scandagliano il cielo e un presidente, chiamato Zuck  (che ci ricorda qualcuno), tenta di ritagliarsi il proprio piccolo angolo di paradiso. Hannah e Johnny sono due ragazzi poco più che trentenni che vivono in maniera semplice e frugale.

Hannah è un’attivista molto impegnata a livello sociale e politico che si prende cura di un’anziana come badante (ovviamente la vecchia signorina è antisemita fino al midollo) mentre Johnny è, per così dire, un coltivatore diretto. In realtà il suo prodotto di punta è la ganja ma sta progettando di vivere dei frutti della terra e per questo motivo sta costruendo un orto e una casa eco-sostenibile. Quindi questo è il primo piano di lettura: una storia filo-ecologista, di una coppia che in barba alle convenzione di una società sempre più materialista, sceglie di vivere liberamente a contatto con la natura.

Ma questa, come dicevamo prima, è solo una delle letture possibili. Già perché, come scrive nell’introduzione Virginia W. Ricci, non si può leggere Tutto andrà meno bene senza ricordarsi che la stesura dell’opera è avvenuta praticamente “in diretta” con l’elezione di Donald Trump e le paure e le ansie dei protagonisti sono le paure e le ansie di tante donne e uomini che vedono nel Presidente Arancione se non proprio la quintessenza del Male e dell’Ingiustizia sulla Terra qualcosa di molto vicino.

Questo senso di ansia è perfettamente ricreato da Davis che, lungi dal voler suonare come patetico o troppo sentimentalista, anche grazie a un tratto deciso e netto nel disegno, con dei neri profondi e dei bianchi sparati, a nostro avviso, eccezionali, riesce a donare questa cupezza del domani e questa incertezza del futuro.

E, ancora una volta, a riprova che questo è una grande storia, una grande opera di narrazione, la dimensione privata tracima in quella pubblica viceversa. Perché le paure e le ansie per il futuro politico sono anche inquietudini per il futuro personale dei due protagonisti: incertezza per il lavoro, dubbi sulla stabilità della propria relazione e, in più, anche un figlio che tanto si vorrebbe ma che non arriva. Su questo, e Davis è incredibilmente abile nell’inserirlo senza forzatura, entra in campo lo Stato, inteso proprio come organismo tentacolare che tutto schiaccia, simboleggiato dagli agenti di polizia tratteggiati con quel nero profondo come tombe di cui parlavo prima e che tanto staccano rispetto ai manifestanti, per lo più pacifici, ammantati di bianco.

 

Infine, ancora un’altra dimensione. Come se fossimo davanti a una perfetta composizione ad anello, quasi al termine di Il futuro non promette bene, o per meglio dire in una fase mediana che avrà conseguenze per il gran finale, ecco l’irruzione della natura, sotto forma del bosco, sotto forma dei funghi e dei piccoli animali che lì vi abitano. Questa natura, che all’essere umano di questo futuro interessa solo nella misura in cui si può sfruttare, piano piano diventa sempre più centrale. E, ovviamente, in tutto questo c’è anche la presenza di cospirazionisti, donne coraggiose di prima e seconda immigrazione e, perché no, anche riferimenti alla questione del gender. Insomma ci sono tanti libri che profumano di contemporaneo ma pochissimi, come questo di Davis, hanno uno spettro così completo di emozioni che per davvero raccontano un’intera epoca. Non possiamo che consigliarvelo, di cuore, non foss’altro per vedere su carta quei meravigliosi e indomiti riccioli neri di Hannah.

Il futuro non promette bene – Eleanor Davis

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Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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