Il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, ha voluto mettere ordine sulle tensioni diplomatiche sorte tra Italia e Francia in seguito alle dichiarazioni di Matteo Salvini sul presidente Emmanuel Macron.
Nel corso di un punto stampa tenutosi al Meeting di Rimini, Tajani ha ribadito con fermezza come la politica estera sia competenza esclusiva della Premier e del ministro degli Esteri, sottolineando che i rapporti tra i due Paesi proseguono regolarmente e senza crisi.
Tajani chiarisce: “La politica estera la fanno la Premier e io”
Il vicepresidente del Consiglio ha spiegato come i rapporti bilaterali tra Italia e Francia siano caratterizzati da frequenti colloqui, sia a livello governativo, con incontri tra la presidente del Consiglio e il presidente francese, sia diplomatico, con scambi tra Tajani e il ministro degli Esteri francese. “Non c’è nessuna crisi diplomatica con la Francia: ho parlato a lungo ieri con Barrot e abbiamo preparato insieme il G7”, ha affermato, rispondendo alle domande sull’episodio che ha fatto discutere.
Tajani ha inoltre sottolineato l’importanza del confronto basato sulle idee piuttosto che su toni aggressivi, ricordando che “se si vogliono ottenere risultati, bisogna puntare sulle idee, anche quando ci sono differenze. Non sempre con gli amici europei si hanno le stesse opinioni, ma il successo arriva con la forza delle idee, non con la violenza delle parole”. La sua posizione è chiara: “Io uso sempre toni calmi e credo che per avere successo sia necessario questo approccio”.
Le tensioni diplomatiche originate dalle parole di Matteo Salvini risalgono a giovedì scorso, durante una visita a Milano in qualità di ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Interpellato dai giornalisti sulla posizione di Emmanuel Macron riguardo all’invio di truppe europee in Ucraina, Salvini ha espresso un netto dissenso, usando espressioni forti e colorite che hanno suscitato sconcerto a Parigi.
Il vicepremier ha dichiarato: “A Milano si direbbe ‘taches al tram’: attaccati al tram. Vacci tu se vuoi. Ti metti il caschetto, il giubbetto, il fucile e vai in Ucraina”, un modo per dire che l’Italia non intende inviare militari nel conflitto. Ha inoltre elogiato il ruolo di Donald Trump, sottolineando come l’ex presidente americano stia tentando di mettere a confronto Putin e Zelensky, cosa che altri non erano riusciti a fare da anni. Salvini ha concluso invitando a non disturbare chi lavora per la pace e definendo “guerrafondai e bombaroli” coloro che vorrebbero un coinvolgimento militare più diretto, ribadendo che “i nostri figli non andranno a combattere in Ucraina”.
Queste affermazioni hanno provocato una reazione immediata da parte della Francia, che ha convocato l’ambasciatrice italiana Emanuela D’Alessandro per esprimere il proprio disappunto. Da Parigi hanno definito “inaccettabili” i commenti di Salvini, accusandoli di mettere a rischio il clima di fiducia e le relazioni storiche tra i due Paesi, soprattutto in un momento in cui Italia e Francia mostrano una convergenza solida nel sostegno all’Ucraina.

Non è la prima volta che il vicepremier italiano si scaglia contro il presidente francese con toni duri. Già nel marzo scorso Salvini aveva definito “matto” Macron, criticando la sua proposta di un esercito europeo e le sue dichiarazioni sulla possibile guerra nucleare. Nel tempo, le offese si sono fatte più pesanti, con Salvini che ha apostrofato Macron con epiteti come “guerrafondaio”, “bombarolo”, “chiacchierone”, “ipocrita”, “cretino signorino educato che eccede in champagne” e perfino “criminale”.
Questi precedenti hanno probabilmente influito sulla decisione dell’Eliseo di reagire con fermezza alle ultime dichiarazioni, segnando una delle fasi più delicate nei rapporti tra Roma e Parigi degli ultimi anni.
Anche all’interno della politica italiana, le parole di Salvini hanno suscitato critiche, sia da parte di esponenti della maggioranza sia dall’opposizione, che le hanno giudicate eccessive e poco costruttive. La questione rimane calda e il Governo, per ora, preferisce affidarsi a una diplomazia più tradizionale e misurata, affidando a Tajani e alla presidente del Consiglio il compito di gestire i rapporti esteri con la Francia e con gli altri partner europei.