Il tema del sovraffollamento carcerario in Italia resta al centro dell’agenda politica e istituzionale. Con oltre 10mila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare degli istituti penitenziari, il Governo ha annunciato un piano di interventi che punta a ridurre la pressione sulle carceri attraverso l’adozione di misure alternative alla detenzione. La questione assume urgenza anche alla luce del preoccupante aumento dei suicidi tra i reclusi, che nel 2025 hanno già superato quota 40.
Il piano del Ministero della Giustizia per 10mila detenuti
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha reso noto che il ministero ha identificato 10.105 detenuti definitivi potenzialmente idonei a beneficiare di misure alternative alla detenzione. Questi soggetti sono coloro che hanno una pena residua inferiore a 24 mesi, non sono stati condannati per reati ostativi, come indicato dall’articolo 4 bis della Legge di ordinamento penitenziario, e negli ultimi 12 mesi non hanno subito sanzioni disciplinari gravi.
Per gestire questa complessa operazione, è stata istituita una task force che collabora con la magistratura di sorveglianza e con gli istituti penitenziari per facilitare la definizione delle posizioni e l’applicazione delle misure alternative. La squadra, insediata di recente, si riunirà settimanalmente e prevede di completare i lavori entro settembre 2025. Il ministro Nordio ha sottolineato l’importanza del dialogo instaurato con la magistratura di sorveglianza, definendolo un “utile confronto” che potrà accelerare l’adozione di soluzioni efficaci.
L’Associazione Antigone ha evidenziato come dal 2022 si sia registrato un incremento significativo del numero di suicidi in carcere, passando da 84 casi nel 2022 a 91 nel 2024, con 41 casi già documentati nel 2025. Questa tendenza allarmante sottolinea la necessità di interventi urgenti per migliorare le condizioni di vita in carcere e offrire opportunità concrete di reinserimento. In risposta a questa emergenza, il ministro Nordio ha stanziato circa 2 milioni di euro destinati alla regione Abruzzo. L’obiettivo è promuovere percorsi di orientamento, formazione professionale e housing sociale per persone sottoposte a misure penali esterne o in uscita dagli istituti penitenziari.

Il progetto, realizzato in collaborazione con il presidente della Regione Marco Marsilio e la Direzione generale per il coordinamento delle politiche di coesione, mira a creare una rete integrata di interventi sul territorio per favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Parte delle risorse sarà destinata all’ampliamento e al miglioramento degli spazi dedicati alle attività trattamentali, mentre un’altra quota finanzierà strutture di residenzialità assistita e temporanea per ospitare i soggetti privi di una soluzione abitativa stabile, altrimenti esclusi dalle misure alternative.
Questa iniziativa rientra nel più ampio quadro del Piano nazionale “Una Giustizia più Inclusiva”, finanziato dal Piano Nazionale “Inclusione e lotta alla povertà 2021-2027”, di cui il Ministero della Giustizia è organismo intermedio. Nel contesto regionale, in Umbria si stima che circa 300 detenuti definitivi su un totale di 1.600 potrebbero beneficiare di misure alternative. Il garante dei detenuti Giuseppe Caforio ha definito questa prospettiva come una “boccata d’ossigeno” per le strutture di Perugia, Terni, Spoleto e Orvieto, che continuano a soffrire per i problemi strutturali e gestionali persistenti.
Tuttavia, non mancano le critiche politiche. La capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, Luana Zanella, ha espresso stupore per il fatto che solo ora il ministro Nordio abbia riconosciuto l’entità del problema e il potenziale di oltre 10mila detenuti che potrebbero usufruire di misure alternative. Zanella ha inoltre sottolineato come l’emergenza carceraria non sia una novità e ha criticato la gestione passata che, a suo avviso, ha trattato i suicidi come eventi inevitabili, senza adottare misure preventive efficaci.