La discussione sul terzo mandato per i governatori regionali si fa sempre più accesa e complessa, coinvolgendo anche la questione dei mandati per i sindaci.
Le recenti dichiarazioni e le reazioni politiche hanno acceso un dibattito che rischia di aprire un nuovo capitolo nelle elezioni regionali e amministrative italiane.
La posizione di Forza Italia e le tensioni interne
Il tema del terzo mandato ha visto un intervento particolarmente duro da parte di Antonio Tajani, esponente di spicco di Forza Italia, che ha paragonato la questione a casi storici controversi, citando Mussolini e Hitler come esempi di leader eletti ma con esiti negativi. Tale confronto ha provocato forti reazioni e malumori all’interno del centrodestra, soprattutto tra i governatori del Nord, che hanno definito le parole di Tajani “grevi, offensive e fuori luogo”.
Nonostante il tono apparentemente intransigente, dietro le quinte si sta profilando una possibile trattativa. Fulvio Martusciello, altro rappresentante influente di Forza Italia, ha rilanciato proponendo di estendere il ragionamento anche ai sindaci: “Se si elimina il divieto del terzo mandato per i governatori, è necessario rivedere anche la legge 81 del 1993 che regola l’elezione diretta dei sindaci”. In questa direzione Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, ha avanzato una proposta simile, chiedendo che la modifica riguardi anche le Province e sostenendo la necessità dell’elezione diretta per tutte queste cariche.
Sulla sponda opposta, il Carroccio mantiene un profilo più cauto. Matteo Salvini ha evitato di entrare direttamente nel merito, limitandosi a sottolineare che “la posizione è chiara”. Nel corso dell’ultimo consiglio federale della Lega, che ha confermato il raduno di Pontida per il 21 settembre, il tema è stato oggetto di discussione ma senza una linea univoca. I governatori del Nord, particolarmente preoccupati dalle dichiarazioni di Tajani, hanno sollecitato il leader leghista a convocare un vertice di maggioranza a breve per affrontare la questione in modo condiviso.
Luca Zaia, governatore del Veneto, ha descritto la situazione come un’Italia “a macchia di leopardo” per quanto riguarda il terzo mandato, con posizioni molto diverse tra regioni e aree politiche. La sua analisi evidenzia come il dibattito non sia solo geografico, ma soprattutto politico, con differenze rilevanti tra le strategie nazionali e le realtà locali di Forza Italia e del centrodestra in generale.

Anche nel centrosinistra la questione divide. Elly Schlein e la sua leadership si mostrano contrari a un’estensione dei mandati sia per governatori che per sindaci, con l’obiettivo dichiarato di limitare il consolidamento del potere da parte degli amministratori locali. Il dibattito è quindi molto acceso anche tra le forze politiche che compongono la maggioranza.
Sul piano istituzionale, la proposta definitiva sarà redatta dal ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, ma formalmente la richiesta di riaprire la partita sui mandati deve partire dalle Regioni stesse. Questo elemento sottolinea l’importanza del dialogo tra governo centrale e amministrazioni locali, in un contesto politico che si conferma molto fluido e incerto.
Il confronto sul terzo mandato assume così una dimensione più ampia, coinvolgendo non solo le questioni legate alla durata delle cariche regionali, ma anche la governance locale, con possibili ripercussioni sulle elezioni amministrative e sul ruolo dei sindaci. La proposta di estendere l’elezione diretta ai sindaci e alle Province, avanzata da Forza Italia e sostenuta da altri esponenti moderati, potrebbe rappresentare un nuovo terreno di scontro e negoziazione politica nei prossimi mesi.