Dopo un’attesa segnata da incertezze e ricorsi, la piattaforma Carta del Docente è stata riaperta per consentire a specifiche categorie di insegnanti di usufruire dei residui non spesi relativi all’anno scolastico 2024/2025, oltre a permettere l’accredito per quei docenti precari che hanno ottenuto sentenze favorevoli.
Questo passaggio rappresenta un momento cruciale per migliaia di insegnanti che hanno atteso il riconoscimento dei loro diritti economici legati al bonus destinato alla formazione e all’aggiornamento professionale.
Riapertura e gestione dei residui della Carta del Docente
La riattivazione della piattaforma riguarda in primo luogo gli insegnanti assunti a tempo indeterminato e quelli con contratto fino al 31 agosto 2025 che avevano già ricevuto il bonus di 500 euro per l’anno scolastico 2024/2025, ma non ne avevano utilizzato l’intero importo. Si tratta, quindi, di una misura rivolta esclusivamente al recupero e all’utilizzo dei residui economici e non del bonus relativo all’anno in corso. Secondo quanto previsto dal DPCM del 28 novembre 2016, tuttora vigente, l’importo non speso entro l’anno scolastico di riferimento viene automaticamente trasferito al successivo, sommando le risorse ordinarie.
Ad esempio, il bonus maturato nell’a.s. 2023/2024 poteva essere speso fino al 31 agosto 2025, mentre quello dell’a.s. 2024/2025 sarà utilizzabile fino al 31 agosto 2026. Oltre ai docenti con contratti stabili o fino a fine agosto, la riapertura interessa anche coloro che, a seguito di sentenze giudiziarie favorevoli, hanno ottenuto il riconoscimento del bonus anche per i periodi in cui erano precari con contratti a tempo determinato. Tuttavia, l’implementazione di queste sentenze non procede in maniera uniforme, con ritardi amministrativi che continuano a penalizzare diversi insegnanti.
I docenti che hanno ottenuto una sentenza favorevole devono verificare l’accredito tramite la piattaforma, utilizzando SPID o CIE per l’accesso. Due sono i possibili scenari:
- La somma è già accreditata, e quindi non è richiesta alcuna azione ulteriore;
- La somma non risulta presente o l’accesso è negato, segnale di mancata esecuzione della sentenza da parte dell’amministrazione.
Gli avvocati hanno adempiuto a tutte le formalità necessarie per la messa in esecuzione delle sentenze, incluse notifiche e invii alle PEC ministeriali. Pertanto, se le somme non compaiono nel portafoglio elettronico, la responsabilità è esclusivamente dell’amministrazione, che non ha ancora attuato quanto disposto dal giudice. La normativa prevede una procedura specifica per forzare l’esecuzione: il ricorso per ottemperanza davanti al TAR, da presentare dopo sei mesi dalla sentenza definitiva qualora l’amministrazione non abbia ancora eseguito l’atto.

Con questo ricorso si può ottenere la nomina di un commissario ad acta, che ha il compito di sollecitare l’esecuzione e, in caso di inadempienza, può segnalare la situazione alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti per valutare eventuali responsabilità e danni erariali. Solitamente, questa procedura accelera sensibilmente i tempi di accredito, con un provvedimento che arriva entro uno o due mesi.
È importante sottolineare come, nella pratica, l’accesso alla piattaforma possa anticipare l’effettiva disponibilità delle somme: non è raro che il portafoglio elettronico risulti inizialmente vuoto, per poi mostrare progressivamente prima i 500 euro standard e successivamente gli arretrati, che in alcuni casi possono superare i 2.500-3.000 euro in presenza di più annualità accumulate. Un’altra novità significativa riguarda l’estensione della Carta del Docente ai docenti con contratto fino al 30 giugno, prevista dal cosiddetto “decreto maturità”.
Entro gennaio 2026, è atteso un decreto interministeriale del Ministero dell’Istruzione e del MEF che definirà modalità e criteri di erogazione del bonus a questa nuova platea, stimata in circa 200.000 persone tra insegnanti e educatori. Per la prima volta, questa categoria potrà usufruire del bonus senza dover ricorrere a vie legali. Rimane però un’incognita sull’importo: la legge 207 del 30 dicembre 2024 ha modificato la disciplina del bonus, stabilendo che il valore non sarà più fisso a 500 euro, ma potrà arrivare “fino a 500 euro”.
Questo introduce un margine di flessibilità, ma anche di potenziale riduzione, che preoccupa sindacati e legali, i quali sottolineano come il bonus sia uno strumento essenziale di welfare professionale. Per evitare una diminuzione dell’importo, sarà necessario un aumento delle risorse stanziate. Gli arretrati disponibili riguardano esclusivamente l’anno scolastico 2024/2025; per gli anni precedenti valgono le scadenze già definite. Il diritto al residuo non speso è legato alla titolarità della Carta nel periodo considerato e non alla presenza in servizio effettivo, quindi anche docenti in aspettativa o distacco possono usufruirne.

