La questione della precarietà dei docenti di sostegno in Italia è tornata al centro dell’attenzione europea con una decisione storica del Comitato europeo dei diritti sociali (CEDS).
Nel riconoscere le violazioni italiane della Carta sociale europea in materia di diritto allo studio per gli alunni con disabilità, il CEDS ha aperto la strada a una richiesta formale di oltre 100mila assunzioni a tempo indeterminato di insegnanti specializzati, attualmente impiegati con contratti a termine su posti in deroga.
La condanna del CEDS e le violazioni riconosciute
Il Comitato europeo dei diritti sociali, all’unanimità, ha rilevato tre violazioni fondamentali da parte dell’Italia nella gestione dell’insegnamento di sostegno. La prima riguarda la diffusione sistematica di contratti a termine su cattedre strutturalmente vacanti, che configura una violazione della Carta sociale europea. Tale prassi mantiene alta la quota di docenti precari, compromettendo la continuità e la qualità dell’insegnamento.
In secondo luogo, la mancanza di una formazione specifica e specialistica degli insegnanti di sostegno rappresenta una seconda violazione. Molti docenti sono infatti privi di una preparazione adeguata in materia di educazione inclusiva, condizione imprescindibile per garantire una didattica efficace e rispettosa delle esigenze degli studenti con disabilità.
Infine, l’accesso degli alunni con disabilità a un’istruzione realmente inclusiva risulta compromesso, in violazione della Carta, a causa della precarietà diffusa e dell’insufficiente numero di docenti formati. Questa situazione mina i diritti fondamentali di questi studenti e la loro piena partecipazione al percorso scolastico. Il reclamo presentato da Anief si basa su dati oggettivi e aggiornati, che evidenziano una crescita costante del numero di alunni con disabilità certificata e, parallelamente, un aumento delle supplenze su posti in deroga.
Questi ultimi sono posti assegnati annualmente con contratti a tempo determinato, in scadenza al 30 giugno, ma utilizzati in realtà per garantire la normale funzionalità delle scuole. Nell’ultimo triennio, gli alunni con disabilità certificata sono passati da circa 316.000 nel 2021/22 a 359.000 nel 2023/24, con un incremento medio superiore a 20.000 unità l’anno. Questo aumento esponenziale accentua il divario tra il fabbisogno reale di personale specializzato e l’organico di diritto, che rimane insufficiente.

Secondo il sindacato Anief, la conferma annuale dei supplenti su richiesta delle famiglie, sebbene rappresenti un miglioramento, non risolve la questione strutturale della precarietà. Senza una trasformazione definitiva dei posti in deroga in organico stabile, la continuità didattica e la qualità dell’inclusione scolastica rimarranno compromesse. La decisione del CEDS segna un passaggio politico cruciale, con l’invito esplicito al Parlamento italiano a intervenire autorizzando l’assunzione in ruolo di oltre 100mila docenti di sostegno oggi impiegati con contratti a termine.
Tale intervento è ritenuto indispensabile per garantire la stabilità occupazionale, la specializzazione professionale e, soprattutto, il diritto degli alunni con disabilità a un percorso scolastico inclusivo e di qualità. La trasformazione dei posti in deroga in organico di diritto consentirebbe anche di attivare meccanismi di mobilità per i docenti specializzati, facilitando una migliore distribuzione delle risorse umane nelle scuole italiane. Inoltre, la stabilizzazione avrebbe un impatto diretto sulla continuità didattica, elemento essenziale per il successo formativo degli studenti con bisogni educativi speciali.
Entro il 2028, anno in cui potrebbe giungere una raccomandazione formale del Consiglio dell’Unione Europea, l’Italia potrebbe quindi assistere a un cambiamento significativo, con una riforma strutturale del sistema del sostegno scolastico. La mossa rappresenterebbe un passo in avanti non solo per il mondo dell’istruzione, ma anche per il rispetto dei diritti sociali sanciti a livello europeo.
La sentenza del CEDS e la richiesta di Anief mettono in luce la necessità di un impegno politico e istituzionale forte e immediato per superare una situazione di precariato che da troppo tempo penalizza docenti e studenti, minando l’efficacia dell’inclusione scolastica in Italia.
