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Riforma dell’Università, novità per l’accesso alla professione e per i fondi: critiche da dottorandi e ricercatori

Importanti novità sono in arrivo per il mondo universitario, in particolare per l'accesso alla professione accademica.

by Mattia Senese
21/05/2025
in Scuola
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Aula Università

Riforma Università, cambiano le regole per l'accesso alla professione - Dailybest.it

Il recente Consiglio dei ministri ha dato il via libera a una riforma significativa delle modalità di accesso alla professione universitaria in Italia, un passo che promette di modificare profondamente il panorama accademico nazionale.

Sotto la guida della ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, questa riforma si propone di intervenire in diverse aree cruciali del reclutamento accademico, dalla valutazione dei docenti all’assegnazione dei fondi agli atenei. L’obiettivo principale, come dichiarato dalla Bernini, è quello di semplificare le procedure, valorizzare il merito e rafforzare l’autonomia delle università, ma non mancano le polemiche e le critiche da parte di dottorandi e ricercatori.

Università, importanti novità per l’accesso alla professione accademica

Fino ad ora, l’accesso alla carriera accademica in Italia era regolato dall’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), istituita con la legge Gelmini nel 2010. Questo sistema prevedeva un processo di selezione in due fasi: prima l’abilitazione a livello nazionale e poi il superamento di un concorso organizzato dai singoli atenei. Tuttavia, il Ministero dell’Università ha identificato diverse criticità in questo approccio. In particolare, si è evidenziato un eccesso di abilitati rispetto ai posti disponibili e una focalizzazione quasi esclusiva sulla produttività scientifica, trascurando altri aspetti essenziali del profilo professionale degli accademici.

La nuova riforma introduce diversi elementi chiave. Tra questi, la valutazione dei docenti avverrà ogni due anni e avrà un impatto diretto sull’accesso ai finanziamenti da parte degli atenei. L’abolizione dell’ASN è un punto cruciale: essa verrà sostituita da un sistema che prevede l’autocertificazione dei requisiti minimi di produttività e qualificazione scientifica. Inoltre, sarà istituita una piattaforma informatica ministeriale dove i candidati potranno caricare le proprie autocertificazioni, rendendo il processo più accessibile e snodato.

La riforma prevede anche che le università gestiscano autonomamente la selezione dei docenti, il che rappresenta un cambio importante rispetto al passato. Le commissioni giudicatrici saranno ora composte da un membro interno all’ateneo e da membri esterni selezionati tramite sorteggio nazionale, garantendo in tal modo maggiore imparzialità e riducendo il rischio di favoritismi. Questa nuova struttura è stata concepita per garantire che le scelte siano effettuate in modo più equo e trasparente, non solo sulla base della produzione scientifica, ma anche considerando le competenze didattiche e il contributo alla “terza missione” delle università, ovvero le loro attività di impatto sociale.

Inoltre, la riforma non si limita ai docenti, ma si applica anche al reclutamento dei ricercatori a tempo determinato, mirando a creare un sistema più armonizzato e fluido che favorisca la mobilità accademica, anche a livello internazionale.

Aula Università
Università, riforma importante in arrivo: proteste dei dottorandi e dei ricercatori – Dailybest.it

Un aspetto innovativo della riforma è la connessione diretta tra la valutazione dei docenti e la distribuzione dei fondi pubblici. Gli atenei che sapranno attrarre e valorizzare i docenti più qualificati otterranno maggiori risorse. Questo modello intende premiare l’eccellenza e incentivare le università a migliorare la qualità della loro offerta formativa e di ricerca. Secondo la ministra Bernini, il rafforzamento dell’autonomia degli atenei e la responsabilizzazione nella gestione delle selezioni rappresentano un passo necessario per affrontare le sfide del sistema universitario italiano.

Tuttavia, la riforma ha sollevato un coro di critiche, in particolare dall’Associazione dei Dottorandi e Dottori di Ricerca (Adi). Raffaele Vitolo, coordinatore dell’area ricerca dell’associazione, ha messo in dubbio l’efficacia delle nuove misure, affermando che, sebbene una riforma fosse necessaria, quella attuale potrebbe finire per aggravare le problematiche esistenti. Secondo lui, il nuovo sistema rischia di essere una mera “cambiamento di facciata” che non affronta le questioni strutturali del reclutamento accademico.

Adi ha sempre contestato l’ASN, ritenendolo un sistema troppo incentrato sul numero di pubblicazioni, a scapito delle competenze e delle esperienze didattiche. La paura è che la maggiore autonomia concessa agli atenei non sia accompagnata da adeguate garanzie di equità e trasparenza, e che le nuove procedure non riescano a valorizzare realmente le diverse dimensioni della professionalità accademica.

La riforma dell’università rappresenta una sfida ambiziosa e, sebbene le intenzioni siano di migliorare il sistema, il successo di queste nuove misure dipenderà dalla loro attuazione concreta e dalla capacità delle università di adattarsi a queste novità. La comunità accademica attende con attenzione i prossimi sviluppi, sperando che le promesse di merito e trasparenza si traducano in reali opportunità di crescita e valorizzazione per tutti i professionisti del settore.

Mattia Senese

Mattia Senese

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