L’Emilia-Romagna si prepara a una trasformazione epocale nel settore educativo con l’avvio di un progetto ambizioso che rivoluzionerà l’organizzazione degli istituti scolastici a partire dall’anno accademico 2025/2026.
Questa iniziativa, fortemente voluta dalla Regione e autorizzata dalla commissione Giovani e scuola, mira a rendere le scuole veri e propri centri di aggregazione civica e culturale, aperti non solo durante le ore mattutine, ma anche nel pomeriggio, sera ed estate, con particolare attenzione ai territori maggiormente vulnerabili.
Apertura prolungata degli istituti e contrasto alla dispersione scolastica
Il piano regionale nasce in un contesto positivo, con un significativo calo della dispersione scolastica che nel 2023 si è attestata al 7,3% e un miglioramento nella condizione dei Neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano), ridotti all’11%. Per consolidare questi risultati, la Regione Emilia-Romagna ha definito un programma che trasforma le scuole in presidi educativi e sociali, offrendo attività e servizi fuori dall’orario tradizionale. Un elemento chiave del progetto riguarda l’accessibilità economica all’istruzione: le borse di studio sono ora garantite al 100% delle richieste, con un contributo minimo di 190 euro per ogni studente delle scuole superiori nell’anno scolastico 2024/2025.
Accanto a queste misure, è stata rafforzata anche la mobilità gratuita per gli studenti, grazie al progetto “Salta su”, che ha consentito a 200mila giovani di usufruire gratuitamente di bus e treni nel 2023/2024. Inoltre, per garantire un’inclusione scolastica efficace, gli investimenti per il sostegno degli alunni con disabilità raggiungeranno i 18 milioni di euro nel 2025, un incremento significativo rispetto agli anni precedenti. L’assessora regionale alla Scuola, Isabella Conti, ha sottolineato come le problematiche legate alla salute mentale tra i giovani, quali ansia e depressione, stiano emergendo con crescente intensità, soprattutto nelle famiglie più fragili.
“La scuola deve diventare parte attiva nella soluzione di queste difficoltà”, ha affermato, evidenziando l’importanza del programma “scuola aperta”, rivolto in particolare agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, che rappresenta il fulcro della nuova programmazione regionale. Durante i lavori della commissione, presieduta da Maria Costi, sono stati evidenziati diversi nuovi disagi giovanili. Il rappresentante di Fratelli d’Italia, Alberto Ferrero, ha richiamato l’attenzione sull’aumento degli attacchi di panico tra gli studenti, fenomeno che si manifesta sempre più frequentemente negli istituti scolastici.

Altri membri della commissione hanno messo in luce la necessità di interventi mirati contro le dipendenze da sostanze stupefacenti, proponendo l’avvio di progetti educativi già a partire dall’ultimo anno della scuola primaria. Ludovica Carla Ferrari, esponente del Partito Democratico, ha evidenziato l’incremento delle richieste di neuropsichiatria infantile nella fascia 0-6 anni, sottolineando la necessità di équipe multidisciplinari adeguatamente formate per evitare percorsi che possano acuire lo stress e l’ansia nelle famiglie.
Simona Larghetti di Avs ha invece posto l’accento sull’importanza di favorire l’autonomia di movimento dei bambini, ricordando che in Italia solo il 7% dei minori può tornare a casa da solo, una situazione che limita la libertà e l’autonomia dei più piccoli. Dello stesso avviso è stata Elena Carletti (Pd), che ha definito il progetto “scuola aperta” fondamentale per recuperare “quei momenti di relazione che oggi sono sempre più rari”.
La nuova programmazione 2025-2027 si configura come un modello di intervento integrato che coinvolge diversi aspetti della vita scolastica e sociale dei giovani. La volontà di mantenere aperti gli istituti durante l’intero arco della giornata e dell’anno rappresenta una svolta significativa non solo per contrastare l’abbandono scolastico, ma anche per favorire un ambiente educativo più inclusivo e attento alle esigenze emotive e sociali degli studenti.