Il fenomeno del burnout tra i docenti si conferma una questione estremamente preoccupante nel panorama scolastico italiano, secondo quanto emerso durante l’undicesima scuola estiva organizzata dal sindacato Anief.
A rilanciare l’allarme è stato Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief, nel corso di un’intervista rilasciata a Orizzonte Scuola, in cui ha citato i dati del medico psichiatra Vittorio Lodolo D’Oria: oltre l’80% degli insegnanti risulta vittima di malattie psichiatriche di natura professionale.
Il burnout come emergenza nella scuola italiana
Secondo Pacifico, il tema del burnout nei docenti non può più essere trascurato e deve entrare al centro del dibattito sulle condizioni lavorative degli insegnanti, al pari delle questioni legate allo stipendio. La specificità della professione, caratterizzata da un’interazione continua e intensa con gli studenti, genera uno stress costante che si accumula nel tempo, con pesanti ripercussioni anche sulla sfera privata e sulla salute mentale. Il presidente Anief ha sottolineato che questo disagio psicologico è strettamente connesso alle condizioni lavorative e che ignorarlo significa non riconoscere una realtà che, se certificata, comporterebbe obblighi concreti per tutti gli enti coinvolti.
Pacifico ha espresso con forza la necessità di avviare un’inchiesta ufficiale sul burnout nelle scuole italiane, invitando il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, a promuovere una rilevazione scientifica e certificata del fenomeno. “Non si possono elaborare politiche efficaci senza dati attendibili e raccolti da enti certificati”, ha affermato. La proposta del sindacato prevede la somministrazione di questionari specifici durante i corsi di aggiornamento sulla sicurezza, con il coinvolgimento di esperti come Lodolo D’Oria, per ottenere un quadro reale e dettagliato dell’impatto del burnout.
Una volta riconosciuto ufficialmente come malattia professionale, il burnout imporrebbe allo Stato di intervenire con misure concrete a tutela dei lavoratori. Pacifico ha ricordato che nel settore privato, il datore di lavoro che non interviene di fronte a un burnout certificato può incorrere in responsabilità penali, mentre nel pubblico, in assenza di una certificazione ufficiale, il problema viene sistematicamente ignorato. “Se il burnout fosse accertato, la mancata azione sarebbe un reato penale”, ha evidenziato.

Il sindacato Anief chiede al governo un riconoscimento ufficiale del burnout come patologia da stress lavoro-correlato, accompagnato da indennizzi adeguati e da una revisione delle condizioni di lavoro. Una delle proposte più urgenti riguarda la possibilità di pensionamento anticipato per gli insegnanti psicologicamente provati dal lavoro, perché “non si può costringere un docente a restare in aula fino a 70 anni se è vittima di burnout”, ha precisato Pacifico. Il tema assume un rilievo particolare soprattutto per le donne, che costituiscono la maggioranza del personale scolastico e sono maggiormente esposte a fattori di vulnerabilità.
Il sindacato ha quindi sollecitato tutte le forze politiche a presentare proposte di legge mirate a garantire tutele più efficaci e a tutelare la salute mentale degli insegnanti. La richiesta di Anief è chiara e netta: “Vogliamo la certificazione di questo stress, la certificazione delle nostre competenze e stipendi adeguati al valore del nostro lavoro, che è più stressante, usurante e fondamentale per il tessuto sociale”. Questo appello si inserisce in un contesto in cui la scuola, oltre a formare le nuove generazioni, deve tutelare chi ogni giorno si dedica con passione e fatica a questo delicato compito.