Con l’entrata in vigore del nuovo Decreto Scuola approvato lo scorso 4 settembre, l’Esame di Stato torna ufficialmente a essere denominato esame di maturità, segnando una svolta significativa nelle modalità di valutazione e negli obiettivi formativi.
La riforma, voluta dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, introduce un approccio più articolato che valorizza non solo le conoscenze, ma anche le competenze trasversali, l’autonomia e la responsabilità personale degli studenti.
Nuove finalità e struttura dell’esame di maturità
Il fulcro della riforma è la trasformazione del colloquio orale, che assume un rilievo centrale nell’ambito dell’esame. La prova orale verterà su quattro materie principali, selezionate annualmente dal Ministero, sostituendo la precedente limitazione a due discipline. In aggiunta, il colloquio includerà la valutazione delle competenze di educazione civica e delle esperienze maturate nei percorsi di formazione scuola-lavoro, confermando così il ruolo formativo dell’intero iter.
Il Ministro Valditara ha sottolineato con fermezza che durante l’orale “il silenzio non sarà ammesso”, evidenziando l’importanza della partecipazione attiva dello studente come requisito indispensabile per il superamento della prova. Un’altra novità riguarda la pubblicazione anticipata dei risultati delle prove scritte: i voti saranno resi noti prima dell’inizio del colloquio, consentendo una gestione più trasparente e puntuale dell’esame.
Il decreto introduce modifiche anche nella composizione delle commissioni d’esame. Attualmente, la commissione è formata da un presidente esterno, due commissari esterni e quattro interni, ma a partire dal 2026 la squadra si ridurrà a cinque membri complessivi. Parallelamente, sarà rafforzata la formazione obbligatoria dei commissari, che diventerà un requisito preferenziale per la nomina, per garantire maggiore professionalità e omogeneità nelle valutazioni.
Per incentivare l’impegno e la performance eccellente, è previsto un bonus fino a tre punti per gli studenti che otterranno un punteggio superiore a 97/100. Questa misura si inserisce nel quadro di una valutazione più sfumata e meritocratica.

Il nuovo quadro normativo enfatizza anche il valore orientativo dell’esame di maturità, finalizzato a supportare le scelte accademiche e professionali future degli studenti. Accanto al diploma, infatti, sarà rilasciato il curriculum dello studente, un documento descrittivo che sintetizza il percorso formativo, comprensivo di esperienze extrascolastiche, progetti realizzati e risultati delle prove Invalsi.
Dal 2025/2026 tornano inoltre i percorsi di formazione scuola-lavoro, ripristinando la vecchia denominazione in luogo dei precedenti “PCTO”. Nei momenti di scrutinio per il recupero delle insufficienze, sarà richiesto agli studenti di presentare un elaborato critico incentrato sulla cittadinanza attiva, rafforzando così la dimensione civica e sociale del percorso educativo.
Il Ministro Valditara, in una dichiarazione pubblicata su La Stampa, ha ribadito che la scelta di ampliare l’orale a quattro discipline “garantisce la serietà e la qualità di una prova che rappresenta il momento conclusivo di un ciclo fondamentale per i giovani”, confermando l’impegno del Governo nel ridefinire l’esame di maturità in chiave moderna e funzionale alle sfide del mondo contemporaneo.