Le ragazze sudcoreane si sono stancate di dover utilizzare almeno dieci diversi prodotti ogni volta che si guardano allo specchio. Si sono stancate di dover portare sempre i capelli lunghi perché sennò sembrano troppo mascoline. Si sono stancate di non poter indossare gli occhiali da vista, di sentirsi un fallimento per ogni imperfezione della loro pelle, di sognare la chirurgia estetica fin da bambine. Su Instagram e YouTube sta crescendo in queste ore il numero delle donne sudcoreane che simbolicamente (e non) sta distruggendo il proprio arsenale di prodotti di bellezza, tagliando le proprie chiome e rivendicando la propria faccia, dando vita a Escape the Corset.
Proprio come un tempo di imponeva alle donne il corsetto con le stecche di balena, la Corea del Sud impone alle proprie cittadine uno standard di bellezza folle e incredibilmente rigido. Occhi grandi e bocca morbida, mascella delicata, capelli lunghi e fluenti, ma soprattutto pelle perfetta, impeccabile, bianchissima. Per ottenere tale risultato, le ragazze sudcoreane vengono incoraggiate a portare il tasso di interventi chirurgici sempre più in alto, sempre prima, rifinendo il lavoro del bisturi con una routine di bellezza praticamente militare, fatta di purificanti, sieri, maschere, idratanti e leviganti, per poi passare alla fase del trucco. Giusto per farvi un’idea, ecco una routine alla coreana. Vi siete stufate anche solo leggendo la sfilza dei prodotti? Io anche.
Il mercato della bellezza sudcoreana è uno dei più fiorenti sia in patria che all’estero, dove impazziscono per i risultati di quella che viene definita la K-Beauty, la routine dai mille passaggi che dona una pelle splendida, ma contemporaneamente richiede una spesa massiccia, una costanza adamantina e, soprattutto, dovrebbe essere frutto di una scelta. Prendersi un momento di assoluta solitudine per coccolarsi è meraviglioso e soddisfacente, ma quando quel momento di gioia intima si trasforma in obbligo ogni crema, ogni illuminante, ogni rossetto diventa lo strumento con cui una società profondamente patriarcale e sessista tiene a bada le proprie donne, rendendole tutte uguali, tutte ugualmente convinte di fare schifo senza la maschera di cosmetici richiesta dallo standard nazionale.
Incoraggiate all’esperienza di #MeToo, le donne sudcoreane stanno utilizzando Escape the Corset per parlarsi di un futuro alternativo. Stanno rivendicando i loro tagli di capelli a scodella, anche se per strada vengono guardate con astio, magari offese o aggredite. Stanno distruggendo i trucchi che sono costati loro buona parte dello stipendio, guadagnato lavorando in un contesto dove l’aspetto fisico influisce pesantemente sulle possibilità di assunzione, dove lo standard estetico si fa ancora più pressante. Basti pensare al caso esemplare di Lim Hyeon-ju, conduttrice in un programma tv coreano che ha indignato mezzo paese andando in onda con gli occhiali da vista, pratica silenziosamente sconsigliata poiché rivelatrice di un difetto, segno distintivo, sia mai.
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