Society
di Marta Blumi Tripodi 3 Dicembre 2012

Peli di unicorno e dna di bigfoot: le prove schiaccianti della criptozoologia

Per quanto sia difficile crederci, la criptozoologia è una disciplina serissima e praticata in numerose università: si tratta, sostanzialmente, di quella scienza che studia gli animali che si suppone esistano, ma di cui non si hanno ancora prove. Non si parla di chimere o centauri, ovviamente, ma piuttosto di specie che ancora sono sconosciute all’uomo: rettili e insetti nascosti nelle foreste tropicali, ad esempio, ma anche (e spesso soprattutto) abominevoli uomini delle nevi, piovre giganti, mostri di Lochness e via dicendo. Leggendarie bestie che negli anni qualcuno dice di aver avvistato e magari è anche riuscito a fotografare, ma che per quanto ne sappiamo potrebbero benissimo essere bufale o allucinazioni.

Se ancora siete convinti che il mondo non abbia bisogno di criptozoologi, preparatevi a cambiare idea grazie a un recente articolo che ha svelato ai profani i progressi di questi scienziati. Nell’ultimo anno una spedizione siberiana ha recuperato dell’autentico pelo di Yeti. Nel frattempo, in Corea, alcuni scavi archeologici avrebbero rinvenuto resti di un’antichissima tana di unicorno domestico, che a quanto pare era un animale molto apprezzato all’epoca (stiamo parlando del 670 a.C.). Negli Stati Uniti, contemporaneamente, si lavora a mappare il dna dei Bigfoot, che – tutto vero – dai dati attualmente in possesso degli scienziati sembrano essere dotati di una tale intelligenza che qualcuno vorrebbe che il governo li riconoscesse come cittadini americani. Mentre già da un po’ di tempo il mitico chupacabra non ha più segreti per gli studiosi, dato che qualche mese fa ne è stato rinvenuto un esemplare morto. Non resta che attendere la prova definitiva che esistono anche i draghi, le sirene e le fatine dei fiori.

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