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Speciality Shop: i negozi che vendono un solo articolo (ma lo vendono bene)

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In principio furono i concept store, ovvero quei negozi che ruotano interamente attorno a un’idea o a un mood e vendono solo articoli che siano attinenti. Tipo la bottega di articoli per mancini di Ned Flanders nei Simpson, per intenderci. In realtà – non volercene, Ned – il concept store ha una storia molto più nobile e rinomata: il primo fu aperto nel 1986 da Ralph Lauren a New York ed era a tema patriottismo americano. Alla vigilia del suo trentesimo compleanno, però, rischia di essere soppiantato per sempre da un modello di business più giovane e trendy: lo speciality store, tipologia di negozio che vende un solo articolo declinato in tutti i generi e le sfumature possibili. Sulla carta sembra fatto apposta per fallire, eppure a New York (e dove, sennò?) funziona alla grande. Ecco i più strani e curiosi, in attesa che compaiano anche da noi (se siete curiosi, su Untapped Cities ne trovate molti di più).

 

Tender Buttons 

Le proprietarie di Tender Buttons mostrano orgogliose l’assortimento.

Una merceria che vende solo ed esclusivamente bottoni fatti a mano. MILIONI di bottoni fatti a mano – tanto che la proprietaria, desolata, afferma che è inutile chiederle quanti sono esattamente, non sono neanche in grado di cominciare a contarli. Appese al muro in alcuni simpatici quadretti ci sono anche delle collezioni di bottoni rari dal valore inestimabile.

 

Meadows

Una piccola porzione della collezione di sali di The Meadows.

Al Greenwich Village c’è una drogheria che vende unicamente sale. O anche cibi salati di pregio, come il cioccolato al sale o gli amaretti al sale. La provenienza è varia: da quello vulcanico delle Hawaii a quello rosso dell’Himalaya, passando per il sale termale sloveno e molto altro ancora. Nota di colore: se apprezzate i chupito, è anche possibile acquistare delle miscele di sali create apposta per essere degustate in accompagnamento a shot superalcolici (non solo tequila ma anche whisky, gin e brandy invecchiati).

 

CW Pencil Enterprise

Una veduta degli scaffali di CW Pencil Enterprise.

Vende solo matite. No, non matite colorate: lapis, come lo chiamavano le maestre a scuola. Insomma, la classica matita con la mina di grafite. Modelli dai 2 ai 300 dollari, da disegno o da scrittura, nonché articoli da collezione e d’antiquariato, come le rinomatissime matite classe 1920. Tramite il negozio è anche possibile iscriversi al Pencil of the Month Club, che è esattamente ciò che il nome promette: una specie di fan club che vi permetterà di ricevere comodamente a casa una matita pregiata al mese.

 

The Ink Pad

Timbri, ovvero il paradiso di ogni bimba di quarta elementare.

Questo negozio è specializzato in timbri, di quelli di gomma con le figure che usano i bambini. Fanno anche dei workshop per insegnarvi a costruire i vostri, se preferite. Incredibile ma vero, questo negozio ha un rivale in città: Casey Rubber Stamps. Evidentemente ci sono così tanti appassionati di timbri in giro che tutti e due riescono a campare senza problemi.

 

Spandex House 

Abbandonate ogni speranza, voi ch’entrate.

Lo spandex è un brutto tessuto elastico che negli anni ’80 andava per la maggiore, soprattutto in colori fluorescenti, soprattutto in quel tipo di fuseaux che ora vorremmo dimenticarci di avere indossato/aver visto indossare ai nostri genitori. Spandex House è una specie di supermercato dello spandex: vanta una delle maggiori collezioni di questa stoffa al mondo, in ogni stampa e sfumatura di colore, ivi compresi alcuni modelli riccamente intarsiati che feriranno irrimediabilmente i vostri occhi.

 

Uke Hut 

Una piccola parte dell’esposizione di Uke Hut.

Qui si fabbrica, si ripara e si suona solo lo strumento musicale più simpatico del mondo: l’ukulele. O il banjo, che come lui ha solo quattro corde: di più non vale. Possono costare fino a 1200 dollari, in caso pensaste fossero aggeggi economici, e qualche scaffale più in là potete comprare anche tutto ciò che vi occorre per mantenerli in perfetta salute. Il negozio organizza anche brevi live dei più famosi ukulelisti (si dirà così?) del mondo.

Marta Blumi Tripodi

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