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I 50 anni di Batman. Questi quattro musicisti suonano le colonne sonore accanto alle Batmobili originali

 

Da piccolo l’avevo pure vista la Batmobile di Batman. Era parcheggiata nel rimorchio di un tir colorato e dovevi pagare un biglietto per entrare. Avrò avuto nove anni e l’amichetto che era con me aveva anche chiesto al tipo del botteghino sei i pulsanti rossi presenti sullo schienale la facevano trasformare nel bat-aereo. Ci aveva risposto che il bat-aero era tutto un’altro tipo di veicolo e che lui non era ancora riuscito ad affittarlo.

Batman – l’eroe dei fumetti creato nel 1939 da  Bob Kane e Bill Finger – ci ha sempre affascinato per l’innumerevole serie di aggeggi che aveva a disposizione per volare da un palazzo all’altro, ma anche e soprattuto per la sua batmobile: quando Tim Burton nel 1989 gira il primo dei suoi due film dedicati all’uomo pipistrello l’attesa che si crea per vedere le nuove forme della batmobile supera quasi quella del film stesso. Dopo le due pellicole (“Batman, Il Film”, e il secondo “Batman, Il ritorno”) Burton passa il testimone Joel Schumacher per “Batman Forever (1995)” e Batman & Robin (1997). Con Schumacher la batmobile non ha grossi cambiamenti significativi, è solo più tamarra. La vera rivoluzione arriva, invece, nel 2005 quando Christopher Nolan inaugura la sua trilogia dedicata al cavaliere oscuro (“Batman Begins”, “Il cavaliere oscuro”, “Il cavaliere oscuro, Il ritorno”): la batmobile diventa una sorta di carro armato con le ruotone gommate capace di crearsi buchi nel cemento armato con un missile e di passare sopra alle auto della polizia se la necessità lo richiede.

Oggi i The Piano Guys, un quartetto musicisti classici dello Utah, è riuscito ad avverare quello che per molti fan di Batman (compresi me e il mio amichetto dei tempi) non sarà mai possibile: suonare vicino alle tre batmobili più importanti di sempre. C’è quella del 1966, quando Batman era in tv interpretato da Adam West e dava dei pugni che facevano esplodere dei giganteschi “Pow” e “Ouch!”; c’è quella di Burton e c’è quella di Nolan. In meno di cinque minuti raccontano l’evoluzione e l’immaginario dell’uomo pipistrello: 50 anni di musica e di modi diversi di raccontare sempre la stessa storia.

Sandro Giorello

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