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Gli abiti più brutti nella storia del Festival di Sanremo

Il Festival è infatti da sempre un’eterna domenica, durante la quale vallette e cantanti si tirano a lucido e si accapigliano per guadagnare un posto sotto i riflettori, per comparire sulle riviste di moda o sui blog leader del fashion.

Non sono mancati momenti di puro orrore nel corso dei decenni, con look evidentemente studiati da stylist ciechi o da sadici che gioiscono nel far andare sul palco gente uscita da un mercatino dell’usato di abiti da cerimonia gipsy. Ecco una compilation con alcuni degli abiti più indecenti visti al Festival di Sanremo, incompleta ma comunque suggestiva.

 

Al Bano e Romina, 1984: Manteniamo l’ordine cronologico e partiamo dall’anno in cui la coppia riluceva nel suo più alto picco di popolarità. Bravi ma certamente non belli, quanto meno col senno di poi. Al Bano pare aver appena lasciato il matrimonio della figlia di Don Corleone, mentre Romina sfoggia con grazia spalline a sbuffo e tre metri di stoffa buttati lì a caso e rifiniti con un nodo. Le scarpe dorate danno quel qualcosa in più.

 

 

Anna Oxa, 1985: Un tripudio di rosso, tuta rossa con scarpe rosse e giacca rossa, alla faccia di Valentino. Il fisico ce l’aveva, ci mancherebbe, ma il look era più adatto a una lezione di aerobica con Jane Fonda. Ci avesse messo gli scaldamuscoli e la fascia di spugna avrebbe fatto furore.

 

 

Jo Squillo e Sabrina Salerno, 1991: Forse la cosa più grunge che abbiamo avuto nella televisione italiana e per grunge intendo la traduzione letterale, ovvero sudiciume. Passi Jo Squillo che personalmente adoro e che almeno ci prova a differenziarsi dalla massa, ma la Salerno non si può proprio guardare. Fa tanto la donna emancipata e libera dalle catene oppressive della morale patriarcale e poi si presenta conciata come le ballerine del Bagaglino. Pollice verso.

 

 

Brigitte Nielsen, Alba Parietti e Milly Carlucci, 1992: Un trittico di assoluto disgusto. Da sinistra verso destra: Parietti con tulle asimmetrico, crespo e inutile almeno quanto i capelli; Nielsen che rielabora il concetto delle spalline anni ’80 sostituendole con vere spalle da culturista, il bianco e lunghezza non le vengono in soccorso; Carlucci intrappolata nell’ennesimo tulle e il centrino della nonna.

 

 

Anna Oxa, 1994: Un decennio veramente gustoso quello degli anni ’90, con sperimentazioni di ardita complessità sartoriale. I pantaloni che le perline e il delicatissimo perizoma a vista ne incarnano a pieno il bouquet di ispirazioni.

 

 

Simona Ventura e Paola Cortellesi, 2004: State già rimpiangendo Jo Squillo, dite la verità. Capisco che vestire la Ventura sia un incubo data la finezza da portuale che la contraddistingue, ma c’era davvero bisogno di ricoprirla di lustrini e allacciarla come un culatello durante la stagionatura? La Cortellesi non si prende neanche in considerazione, era appena rientrata dalla spiaggia e non aveva avuto il tempo di togliere il costume, porella.

 

 

Claudia Gerini, 2005. Lasciamo per un attimo da parte l’acconciatura con le mèches rosse, ma quella è una camicia da notte. Sfiziosa ma sempre una camicia da notte e la cintura sopra non la rende un vestito, neanche se ci aggiungi la collana in fondi di bottiglia.

 

 

Federica Felini, 2005. Senza dubbio uno degli outfit più brutti e irritanti che abbia mai visto. Ogni singolo capo fa venir voglia di urlare e prendere a pugni le porte, mettendo in campo il peggior turpiloquio immaginabile contro il pezzente che ha osato disegnare quell’oscenità di pantaloncino. Chiunque abbia il coraggio di dire che è bello avrà una perizia psichiatrica gratis, pago io.

 

 

Bianca Guaccero, 2008: Il sogno di ogni fanciulla, peccato che il look sia copiato pari pari dalla Bella e la Bestia. Dejà vu.

 

 

Arisa, 2009: Che tenera la ragazza goffa, con gli occhialoni e il naso bitorzoluto, peccato che l’abbiano messa a servire lo spumante agli ospiti, una canzone gliela potevano far cantare. Vuoi vedere che succede come nelle commedie romantiche? Togli gli occhiali, sistemi trucco e capelli e diventa una strafiga! Ehm, vabbè dai…

 

 

Antonella Clerici, 2010: Sicuramente quella che c’ha provato di più nel corso della medesima edizione e che ha più clamorosamente fallito. Balze, ruches, pieghe, merletti, un accumulo totalmente insensato di elementi pacchiani ed eccessivi. Magari era convinta di puntare sull’originalità, ma non è riuscita a salvarsi neanche mostrando le cosciotte a mezzo paese.

 

 

Antonella Clerici, 2010 bis: Sempre per il discorso sobrietà si presenta con la medesima accozzaglia di volumi e tinte improbabili, tutto frisé, compresi i capelli. Praticamente la mamma megalomane della sposa.

 

 

Loredana Bertè e Ivana Spagna, 2012. Forse mi sono sbagliata e ho ripescato una foto di vip alla canna del gas che si travestono a Tale e Quale. In caso contrario non posso proprio aggiungere altro.

 

 

Nina Zilli, 2012. Mi piange il cuore a inserire questo outfit nella lista delle sciagure del Festival, perché il vestito è stupendo, nella forma e nel colore, firmato dall’adorabile Vivienne Westwood ma addosso alla Zilli non mi convince affatto. Innanzitutto la cofana di capelli, che con un vestito del genere fa subito contadina rivestita e secondariamente il tessuto, ovvero un leggerissimo satin che notoriamente è difficilissimo da indossare. Nina peserà 40 chili con le scarpe, eppure in questo caso si notano l’attaccatura delle cosce e la pancia iper fasciata. Caduta di stile imperdonabile.

 

 

Giusi Ferreri, 2014, ovvero la vetta dell’orrore. Una specie di tuta ricamata con un ammasso di accartocciamenti sui fianchi che ricorda un disastro ferroviario. Lo spacco poteva anche starci, pur non essendo una fan dell’ombelico in mostra, ma la Ferreri qui sembra alta un metro e 10 e per un avanzo di magazzino del genere non ne vale assolutamente la pena.

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Eva Cabras

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