TV e Cinema

Perché le 14 nomination agli Oscar per La La Land sono sacrosante

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ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER PUR NON ESSENDO ESATTAMENTE UN GIALLO

La La Land è già entrato di diritto nella storia degli Academy Awards con ben 14 candidature agli Oscar 2017. Solo Eva contro Eva e Titanic hanno raggiunto lo stesso numero di nomination. Ma il musical di Damien Chazelle si merita tutto questo clamore?

Per noi la risposta a questa insidiosa domanda è sì, partendo dalla nomination più ambita, quella per miglior film. In un’epoca in cui Hollywood soffre un periodo di profonda crisi creativa, attingere a piene mani dal periodo d’oro dei musical americani, dei film con Gene Kelly o Julie Andrews, per mettere in scena una storia contemporanea di relazioni, aspettative, sogni e problematiche lavorative, ci sembra proprio un’idea riuscita.

 

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Il film fa il pieno dell’estetica anni ’50 e ’60 per negare la sua sostanza durante la narrazione. Diventa così un anti musical o meglio un musical contemporaneo, che ai buoni sentimenti ad ogni costo preferisce una storia più attinente alla realtà. Ok, l’aspirante attrice e il pianista jazz non sono esattamente  due professioni nelle quali si riconoscono tutti, ma la cassiera di un fast food e il poveraccio che suona nei bar le canzoni di Natale ben di più, con tutte le frustrazioni che ciò comporta.

Inizia come una commedia brillante, coi canti e i balli. Finisce con la più dolorosa delle ripartenze, quel one, two, three, four che spegne il sogno per sempre e che accende i riflettori sulla vita vera, fatta di scelte sofferte e di magoni difficili da ingoiare.  Ci mostra ciò che sarebbe potuto succedere, ma anche ciò che è e alla fine ci fa accettare l’unica opzione disponibile.

 

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La nomination per la miglior regia è telefonatissima, perché La La Land è girato in modo splendido. Damien Chazelle ha già vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale con Whiplash (2014) e potrebbe davvero diventare un nome da storia del cinema.  Per La La Land ha realizzato dei piani sequenza lunghi interi minuti, proprio come nella coreografia dei titoli d’apertura.

Le scene oniriche fanno sognare sul serio, quelle reali spesso sono molto crude, ma tutto alla fine risulta organico. Questo grazie anche a scenografia, costumi, montaggio e sonoro perfetti,  che infatti hanno tutti la loro bella nomination , così come la sceneggiatura originale, sempre di Chazelle. Mica facile parlare del contrasto tra amore, arte e portafogli sempre vuoto, per poi mettere in scena delusioni, vita di merda e rimpianti totali in un film che non risulta mai opprimente.

 

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Emma Stone e Ryan Gosling poi sono una coppia sullo schermo perfetta e meritano ampiamente le rispettive nomination come migliori attori protagonisti. Lei col suo personaggio di ragazza nevrotica, sarcastica ed emotiva, lui sempre posato, monoespressivo ma comunque molto comunicativo. Bravi anche a cantare, ma questo lo sapevamo già. Emma ha partecipato a un sacco di trasmissioni tv e video in cui ha cantato per farsi due risate e ha anche cantato nel musical teatrale Cabaret, mentre Ryan ha composto, suonato e cantato nel suo progetto musicale indie chiamato Dead Man’s Bones. Insieme, semplicemente meravigliosi.

Veniamo alle canzoni, le false protagoniste del musical. False perché sono un ottimo specchietto per le allodole per condurre il pubblico al cinema e poi fargli godere una storia di sostanza che starebbe in piedi anche senza di loro. Proprio per questo motivo diventano importanti, perché abbelliscono senza togliere niente. Le canzoni scritte da Benj Pasek e Justin Paul e musicate da  Justin Hurwitz, compagno di Chazelle all’Università di Harvard, sono deliziose perché prendono di mira proprio i cliché tipici delle canzoni da musical, tutte buoni sentimenti e diabete.

 

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Due i pezzi nominati, City of Stars e Audition, ma per noi Lovely Night con litigata e balletto svogliato resta la numero uno. Lode anche all’interpretazione sopraffina del classico Take On Me degli A-Ha alla festa anni ’80 in cui suona la cover band con Gosling.

Per il resto, chi di voi rinuncerebbe alla sicurezza con coniuge e prole per tornare al primo amore, romantico oltre ogni dire ma anche senza speranza sul piano pratico? No, non nei sogni, stiamo parlando della vita vera, quella in cui è ambientato La La Land.

 

 

 

 

 

Simone Stefanini

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