TV e Cinema

Stanlio e Ollio potrebbe essere il miglior biopic di quest’anno

Il film si apre con un piano sequenza, lungo quasi venti minuti, che ci introduce nei dorati studios di Hollywood sul finire degli anni Trenta. Tutto è perfetto: ci sono le comparse vestite da antichi romani, i tecnici delle luci che portano a spalla enormi fari e decine e decine di ballerine vestite di piume e paillette che riempiono i capannoni con le loro risate. E poi ci sono loro. Stan Laurel e Oliver Hardy, ovvero Stanlio & Ollio, il duo comico più famoso, ammirato e amato della storia del cinema, i dominatori della Hollywood di quegli anni. I due, coppia di amici ancor prima che di attori, percorrono le vie con sicurezza: sono gesti studiati, conosciuti a menadito. Quella è la strada non solo che li porta nel loro teatro di posa ma anche, letteralmente, “la strada del successo”.

Poi però qualcosa si rompe. Stanlio e Ollio arrivano sul set e si mettono a discutere con il produttore: Stan Laurel, più pragmatico e perfezionista, pretende un adeguamento di contratto al livello di quelli di Charlie Chaplin, mentre Oliver Hardy, più accomodante e meno attento ai dettagli, non prende posizione e cerca di stemperare gli animi. Quello che ne verrà fuori non poteva essere previsto da nessuno: l’inestricabile coppia di comici si spezza. Nei successivi sedici anni, con una Guerra Mondiale di mezzo, i due non si vedranno più fino a quando, ormai in un’altra era e del mondo e della cinematografia comica, per una serie di circostanze, si ritroveranno ancora una volta insieme, per un’ultima tournée in giro per il Regno Unito prima di girare, forse, un nuovo film. Il film che sancirà il loro rilancio.

Ecco, da qui si muove lo splendido Stanlio & Ollio di John S. Bard, film che ha ricevuto tre candidature agli ultimi BAFTA. L’opera di Bard si segnala, innanzi tutto, per l’incredibile prova mimetica di Steve Coogan e John C. Reilly che hanno interpretato Stanlio e Ollio in maniera praticamente perfetta. Impressionante infatti è stato vederli rifare, praticamente in scala 1:1, i movimenti, i balletti e le espressioni dei due comici britannici. Eppure, contrariamente a molti biopic del genere, dove si premia la capacità dell’attore di diventare il protagonista e poi, quasi sempre, si segue in maniera piuttosto lineare e didascalica le varie vicende biografiche, qui c’è un’idea, un’idea forte che dà lo scarto necessario al film per elevarsi dal genere.Infatti come avevamo detto prima, il film racconta l’ultimo “giro di valzer” di una coppia ritenuta da tutti come indissolubile (o, per dirla alla Thanos di Endgame, “ineluttabile”) ma che, per sedici lunghi anni, non si è neppure rivolta la parola.

Ecco quindi che assistiamo, in un gioco di grande, grandissima eleganza, al lento percorso di riavvicinamento tra due uomini che all’apice del loro successo avevano tutto ma che, adesso, oltre a non avere quasi più nulla sono considerati due monumenti del passato, ormai obsoleti. Eppure, e qui Bard è “aiutato” dalla scrupolosa ricostruzione degli ambienti e dei colori, Stanlio e Ollio si mettono a lavorare sodo e battere palmo a palmo i “peggiori teatri d’Inghilterra”. Prima si inizia in sudici locali di provincia mezzi vuoti ma poi, piano piano, lo spettacolo e le vecchie gag vengono affinate- Si aggiunge sempre qualche nuovo sketch (grazie all’inventiva mai doma di Stan Laurel) e Oliver Hardy pare tornato quello dei vecchi tempi. Il successo e l’affetto del pubblico ritorna come se non fosse passato tutto quel tempo e l’Europa, anzi il mondo stesso, non fosse stato distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale. 

Eppure sono passati sedici anni, sedici anni fatti di silenzi, “non detti” e di tradimenti: Hardy infatti ha fatto un film “da solo” e questo non è stato mai davvero “perdonato” da Stan. Solo attraverso una catarsi dei sentimenti il grande ritorno del duo comico sulla ribalta potrà davvero compiersi. Ed è proprio qui che il film di Bard si concentra: ovvero non soltanto il classico “Luci delle Ribalta” in cui si racconta di due star ormai decadute, ma il concreto esempio di come due artisti, al di là del passare del tempo, siano prima di tutto due uomini. E se il talento lo si ha non lo si perde: quello a cui bisogna stare attenti è la propria dimensione umana e, ancor di più, i propri affetti. Stanlio & Ollio così di declina come un magnifico trattato sotto forma di commedia dolce-amara (il finale vi farà uscire dal cinema con un groppo in gola grande così) su cosa sia l’amicizia tra due uomini adulti.

E se anche voi, come tutti, avete riso nelle scenette di quelli che i nostri nonni, ancora oggi, chiamano “Cric & Croc” questo film va visto e rivisto: perché parla di un sentimento che coinvolge chiunque, ovvero l’amicizia e la paura fottuta che si ha nel perderla e nella fatica boia che si fa nel riconquistarla. Fosse anche l’ultima cosa che si fa.

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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