TV e Cinema

Un po’ fero e un po’ piuma: ma quanto ci manca Mario Brega?

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“A me fascio? Io fascio? A zoccolè, io mica so’ comunista così, sa’! So’ comunista così!”

 

Raramente nella storia del cinema un personaggio è stato tanto rappresentativo per una specifica classe sociale, provenienza geografica e, per così dire, ideologia politico-sentimentale. Stiamo parlando di Mario Brega, scomparso 23 anni fa, e uno, senza ombra di dubbio, dei più famosi caratteristi del cinema nostrano.

 

Mario Brega è un ragazzone alto e grosso quando fa il suo esordio nel mondo del cinema e lo fa dalla porta di servizio. Siamo negli anni Sessanta e le parti che interpreta sono quelle di nerboruti ufficiali fascisti oppure di galeotti e ergastolani vari. Proprio il suo fisico imponente e la sua espressione truce finiscono per impressionare Sergio Leone che lo scrittura in Per un pugno di dollari, Qualche dollaro in più e, in qualità di caporale dell’Esercito Nordista in Il buono, il brutto e il cattivo senza scordare un breve cameo in C’era una volta in America.

 

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Ora già solo la partecipazione a questi veri e propri capisaldi del cinema mondiale potrebbe bastare per un attore ma la celebrità, la celebrità vera e l’affetto del pubblico per Mario Brega arriverà quasi quindici anni dopo quando inizia il sodalizio con Carlo Verdone. Un giorno  Verdone, solito frequentare la casa di Sergio Leone,  incontra per caso Mario Brega intento a salire le scale con alcune cassette di frutta da consegnare al regista. Verdone squadra Brega e gli propone un ritorno sulle scene (dalle quali si era allontanato dopo una serie di dimenticabili e alquanto sfortunati film di serie b): lui accetta e il resto è storia.

 

 

 

Inizia così la seconda parte della carriera attoriale di Mario Brega che prenderà parte a Un sacco bello nel 1980, Bianco, rosso e Verdone nel 1981 e Borotalco nel 1982, ovvero alla trilogia di film più amata di Verdone. Se si fa una breve giro sull’internet letteralmente si sprecano le quote e i meme su Mario Brega. Come non citare ad esempio la celeberrima frase di presentazione di Don Alfio in Un sacco bello: “Don Alfio è qui perché te voleva conosce mejo, perché è un grosso studioso di morale, un grosso filosofo… Aho, è un omo de Chiesa co’ du cosi così!” oppure il racconto mezzo pulp di Borotalco: “J’ho dato un destro ‘n bocca, m’è cascato a terra come Gesù Cristo. J’ho rotto er setto nasale, j’ho frantumato le mucose, e je dicevo Arzete, a cornuto arzete…!” (per altro frutto di un episodio realmente accaduto allo stesso Brega).

 

 

Già perché la forza di questo personaggio, la sua pervicacia e resistenza nell’immaginario collettivo è l’essere tutt’uno con la società da cui proveniva: quando in Vacanze di Natale (l’originale del 1983) interpreta un macellaio romano di viale Marconi che ha fatto i soldi  uno davvero ci crede, si figura perfettamente Mario Brega intento a disossare una costina di maiale delle dimensioni di un brontosauro. Stesso discorso per la leggendario scena delle olive di Borotalco: Mario Brega non recita, lui è il padre gestore di un negozio di alimentari preoccupato per le sorti della figlia.

 

Tutti noi conosciamo un amico o qualche conoscente neppure nato quando uscivano quei film che però oggi utilizza le sue foto o le sue frasi sui vari social network.

 

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Ma forse la battuta che meglio rappresenta Mario Brega, un omone grande e grosso ma dal cuore in fondo tenero è questa, proveniente da Bianco, rosso e Verdone: “Sta mano po esse fero o po esse piuma: oggi è stata ‘na piuma”. Quanto ci manca questo eroe del popolo!

 

 

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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