TV e Cinema

Gli americani devono smetterla di fare adattamenti di film, anime e serie tv stranieri

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Ogni volta che sento parlare di studios americani che comprano i diritti per fare film in live action di anime giapponesi, oppure remake di film e serie tv straniere, mi cadono le braccia. Ok, non ci sono più i Billy Wilder degli anni d’oro e anche tanti registi bravi bravissimi che sono nati negli ultimi 30 anni, prima o poi hanno fatto una fine ingloriosa, tipo Tim Burton che sta facendo il cosplayer di Dario Argento in quanto a seconda parte della carriera buttata nel cesso.

 

Cowboy Bebop

 

È di questi giorni la notizia i Tomorrow Studios americani pare abbiano comprato i diritti per fare un film con attori veri della serie d’animazione giapponese Cowboy Bebop, i cacciatori di taglie del futuro, e già tremo al pensiero. Adattare un anime è un’impresa e i film con gli attori presi dai cartoni sono sempre un po’ meh, basti pensare al terribile Dragonball Evolution. Si tende sempre a normalizzare tutte le bizzarrie di cui gli autori giapponesi sono capaci, inserendole in una trama che possa attrarre quanto più pubblico possibile, sorbendo l’effetto contrario.

 

Dragonball Evolution

 

Vogliamo parlare di Ghost in the Shell? Io sono della generazione che con quell’anime, Akira, Baoh e tutti gli altri film d’animazione cyberpunk fine ’80 inizio ’90, ci si è fatto una cultura. L’adattamento di Rupert Sanders con Scarlett Johansson di quest’anno è quasi offensivo rispetto alle tematiche del manga e del film originali. Per giustificare il cyborg, mille spiegoni non richiesti e una trama del tutto ribaltata. Flop al botteghino e polemiche su larga scala per aver voluto utilizzare un’attrice americana invece di una asiatica.

 

Ghost in the Shell 2017

 

Altro adattamento fallimentare, questa volta di casa nostra: Dylan Dog, il film americano con l’attore che ha fatto il primo tremendo remake di Superman. Uno dei personaggi immaginari più famosi in Italia, totalmente snaturato per tentare di andare incontro ai giusti USA, che lo fa entrare subito nella classifica degli horror più brutti mai girati, e in quella top ten ci mettiamo anche Il Bosco 2, che almeno faceva ridere.

 

Dylan Dog: Dead of Night

 

Se il tema degli adattamenti da prodotti (fumetti, manga, anime) stranieri sia del tutto criticabile, non se la cavano meglio i remake da film stranieri. Ricordate Spike Lee? C’era un momento in cui sembrava essere la nuova cosa totale del cinema americano: Fa’ la cosa giusta e Mo’ Better Blues, che film… poi cosa gli è preso per girare il remake del meraviglioso Oldboy di Park Chan-wook solo per mettere un cast americano anziché coreano e peggiorarlo?

Uno dei drammi della cinematografia americana è proprio l’acquisizione dei diritti di opere culturalmente diverse dal way of life statunitense, per farle aderire al pensiero unico, ripulirle dall’esotismo, cambiare l’etnia degli attori perché il pubblico ci si riconosca di più nel film e rivenderlo come prodotto proprio, ed è anche il problema dell’Oldboy di Spike Lee. L’originale era un film di 10 anni prima, diventato di culto in tutto il mondo (quindi anche in USA) per la sua trama, la violenza e un plot twist tra i più scorretti di sempre. Farlo simile ma più debole, con attori caucasici (protagonista Josh Brolin al posto di Choi Min-sik), ne ha rivelato l’inutilità. Un po’ come se Emma Marrone ci ricantasse in italiano tutti i pezzi di Beyoncé, perché siamo troppo legati alla nostra cultura per ascoltare l’originale. Incubo.

 

Oldboy, di Spike Lee

 

Se il territorio dei remake, neanche le serie tv sono lasciate in pace.  Les Revenants, francese di Fabrice Gobert del 2012, una serie sui morti che tornano in vita molto diversa e ben più inquietante degli zombie che siamo soliti vedere in tv, con la splendida colonna sonora dei Mogwai e un sacco di silenzi tutti europei, è diventata nel 2015 The Returned, versione americana annacquata, con gli attori tutti bellocci e tanta meno ansia.

 

The Returned

 

Ci sono remake insensati, come quello di Skins, la serie tv inglese di culto che svela le ansie e i disagi dei teenager alle prese con droga, alcol, sesso, anoressia, violenza. Un plot già internazionale di suo, e in ogni caso in lingua inglese, quindi del tutto comprensibile dal pubblico USA, che però ha dovuto subire la propria versione con gli attori americani e in questo caso il remake è talmente simile a quello UK (privo però dell’attitudine punk inglese), che non si capisce perché abbiamo voluto farlo.

 

Skins versione americana

 

Adesso tocca anche a quell’altro capolavoro inglese che è Misfits, che per 5 stagioni dal 2009 al 2013 ci ha fatto ridere e tenere la bocca talmente aperta da avere problemi mandibolari, per la sua trama intricatissima che vede un gruppo di mezzi delinquenti ai lavori socialmente utili trasformarsi in supereroi dai poteri davvero bislacchi e sorprendenti.

Anche questo diventerà una produzione americana remake, di sicuro con meno parolacce e scorrettezze, visto che gli inglesi non facevano altro che fare battute crudissime e accoppiarsi o uccidere, mentre  pare la versione americana punti più sul teen drama per adolescenti, l’ennesimo.

 

Simon di Misfits ci rimane male

 

Pochi esempi e tutti di parte, lo so. Ci sono anche alcuni film o serie che hanno addirittura giovato dal trattamento americano, una su tutte Shameless (remake di una serie inglese), ma sono in assoluta minoranza rispetto alla media.

 

I protagonisti di Shameless non sono d’accordo

 

30 anni fa volevamo tutti essere americani e tentavamo di scimmiottare malamente il loro cinema tutto sparatorie, corse in auto, botte e donne seminude. Poi quel bacino di idee si dev’essere prosciugato improvvisamente  e niente, meno male che c’erano Marvel e Dc pronte a sfornare 500milioni di supereroi,  altrimenti chissà, avrebbero potuto fare il remake anche dei Ragazzi del muretto, della Terza C e di Professione vacanze, riuscendo a peggiorarli tutti e tre.  Un’arte mica da poco.

Simone Stefanini

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Simone Stefanini

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