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Gli umarells e noi, cinque cose che ci possono insegnare (e viceversa)

Il plurale di umarell? Umarì. Ma qui per praticità siamo stati su umarells.

 

Umarells, l’app segnala cantieri attivi in tutta Italia, con tanto di transennine geolocalizzate produrrà autentica estasi in migliaia di adorabili attempati stalker di lavori in corso. Umarells l’ha pensata Danilo Masotti e ci è piaciuta tantissimo: però non abbiamo voluto fermarci alla superficie delle cose, nossignore, abbiamo voluto andare oltre, approfondire.

Così abbiamo contattato Danilo Masotti, blogger, giornalista, scrittore, conduttore radio e tv nonché felsineo Omero dell’epica umarellica – qui il suo blog – per farci raccontare cinque cose che gli umarells ci possono insegnare e cinque cose che noi, che umarells non siamo – non ancora almeno – potremmo insegnare loro. Vediamole, con un nostro breve commento

Ecco 5 cose che gli umarells possono insegnarci

1) Uscire dal nostro narcisismo e trasformarci in guardiani della collettività
Sì, perché in fondo, che bisogno c’è di pensare globale e agire locale? Ma perché. Meglio fare la differenza come gli umarells: pensa locale, e agisci locale. Magari cominciando a ramazzare il cortile di casa.

2) Riappropriarci del nostro tempo offline
L’umarell, autentico flâneur del cantiere e del movimento terra, è però padrone del suo tempo come nessun altro. Vaga, attende, sosta, suggerisce: e soprattutto non perde tempo come noi a compulsare la home di Facebook.

3) L’importanza delle riunioni di condominio
Controllare il territorio con solerzia militare, non lasciarsi sfuggire niente, sapere tutto. Altro che la nostra generazione, protesa solo allo svago e al divertimento, all’individualismo più bieco, all’edonismo e ai piaceri terreni. L’umarell non è individualista, tutt’altro: il suo unico piacere terreno è quello del movimento terra.

4) Comprare meno e comprare solo quel che serve
L’umarell non è tirchio. È attento, oculato, cresciuto a volte in epoca di piccole o grandi ristrettezze, conosce bene il valore delle cose. Novello Ulisse ignora le sirene del consumismo, legato non all’albero della nave, ma ben stretto alla recinzione Orsogril del cantiere. L’umarell in questo caso si configura anche come ultimo no-global.

5) Continuare a mitizzare il passato
L’umarell vive in una perenne nostalgia di un passato che mitizza e addolcisce, rendendolo infinitamente migliore di quanto fosse realmente. Ma attenzione: l’umarell sa benissimo che il presente, quantomeno per lui, è migliore del passato. Ma non lo ammetterebbe neanche dopo una sessione di waterboarding a Guantanamo.

 

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E ora cinque cose che noi potremmo insegnare agli umarells

1) Dare meno importanza al senso del dovere
Il vero umarell sente ogni giorno una chiamata, e risponde, inesorabile: la chiamata è quella del suo senso del dovere, un senso del dovere inarrestabile, capace di generargli sensi di colpa disumani se “manca” qualcuna delle sua mansioni giornaliere. Anche senza che abbia in realtà alcun compito cruciale da svolgere.

2) Usare la televisione on demand
Non c’è solo il cantiere, non c’è solo l’aria aperta mista al profumo dell’asfalto appena steso. C’è anche il tepore del salotto, soprattutto nelle lunghe giornate invernali: e in quel salotto il televisore Mivar è sintonizzato da anni su Rai1, intrappolato in un universo dove il dominus è uno solo, eterno, invincibile: ed è Carlo Conti.

3) Imparare i lati positivi dell’automazione
L’umarell ama le code. È proteso sì ad aiutare la collettività, ma la coda, la sicurezza sovietica della coda – che si lega al senso del dovere, certamente – non riesce a proprio a lasciarla. Certo, potrebbe fare una domiciliazione bancaria delle bollette della luce. Ma non lo fa: e le paga in posta quando devi andarci anche tu.

4) Imparare il proprio numero di telefono e usare gli sms
Costretto da figli e nipoti a mollare il salvavita Beghelli a fare l’upgrade, da tempo anche l’umarell è passato alla telefonia mobile o allo smartphone. Ma quello tra lui e la tecnologia è un rapporto complicato, tanto che raramente impara il proprio numero di telefono. Figuriamoci gli sms. Perché il telefono è e resta uno solo: quello fisso.

5) Avere un rapporto più sereno con la salute
L’umarell non è sempre ipocondriaco, quello no. È qualcosa di diverso: ha tempo, e quindi controlla. Controlla anche troppo, non è mai sicuro, e pensa sempre che sia meglio un esame in più che uno in meno. E se a volte le sue preoccupazioni sono motivate, potrebbe anche evitare di provarsi la pressione ogni mezz’ora.

Gabriele Ferraresi

Lavoratore intellettuale salariato

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Gabriele Ferraresi

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