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Videogame, un divertimento non solo per i fanatici della tecnologia

Quando sono apparsi per la prima volta, i videogiochi erano molto diversi da come sono ora. Oltre ai programmi di gioco estremamente “basic”, erano gli stessi computer e dispositivi a fare un’enorme differenza. Per intenderci, i primi giochi venivano utilizzati su computer enormi: non ci stupisce quindi che a utilizzarli fosse unicamente qualche appassionato di tecnologia. Parliamo infatti degli anni ’50-’60: in pratica gli albori del mondo della tecnologia così come la intendiamo oggi. Uno dei primi videogiochi venne infatti creato da un professore dell’Università di Cambridge per una dissertazione tecnica: il divertimento era probabilmente un aspetto secondario!

Sono passati diversi anni e il mondo dei videogiochi è stato letteralmente stravolto nella tecnologia che lo supporta. A rigor di logica questo avrebbe dovuto comportare un coinvolgimento solo da parte di persone appassionate di PC e informatica, ma così non è stato. Oggi abbiamo modalità di gioco veramente futuristiche, in grado di riprodurre una realtà virtuale, ma allo stesso tempo si è ampliata in maniera vertiginosa il numero di persone che gioca ai videogame, e ci riferiamo anche alla fascia d’età, molto più ampia rispetto a quella tipicamente giovane degli anni ’80-’90.

Complice di questa trasformazione nell’utilizzo dei videogame c’è anche l’applicazione di dinamiche molto simili in altri settori comunicanti, che in qualche modo integrano il mondo del gioco. Basta andare su siti che offrono un’ampia scelta di giochi online per avere accesso a infinite tipologie di giochi selezionati in base alla qualità dei software e dei bonus offerti. La differenza principale che rimane tra i due mondi è essenzialmente legata alle possibilità di vincita.

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L’espansione dei videogiochi in Italia (e non solo)

Pandemia o meno, i videogiochi piacciono sempre di più e non sembra che questo cambiamento sia destinato a diminuire con la ripresa della normale socialità. Da cosa dipende questa democratizzazione dei videogiochi, destinati inizialmente ai cervelloni dei PC? Beh, sicuramente è la tecnologia stessa che ha fatto la differenza ed è diventata più immersiva, per usare un termine che risente proprio della definizione inglese. La grafica, ad esempio, e il sound rendono questo tipo di divertimento molto più coinvolgente per tutti, perché più dinamico e adatto anche ai non addetti ai lavori.

Ma c’è un altro aspetto molto importante e che tocca un punto di contatto con i social network: la possibilità di giocare con altre persone. Se fino a qualche anno fa il videogioco era l’emblema del divertimento in solitudine, in cui dall’altra parte c’era solo lo schermo, oggi le partite si giocano insieme ad altri giocatori, sia online che in presenza a seconda della configurazione del gioco. E – udite udite! – non manca nemmeno chi ha deciso di organizzare il primo appuntamento con una persona appassionata di videogiochi proprio a una partita: per rompere il ghiaccio più facilmente, trovare argomenti di conversazione e allo stesso tempo divertirsi. Senza spendere un capitale!

Elisabetta Limone

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