Giuseppe Palmisano con le modelle in occasione di Vuoto n.1
Il nuovo progetto coinvolgerà molte donne dalla pelle nera, con l’intento di elogiare la diversità invece di predicare l’uguaglianza che, nota a margine, viene tirata in ballo da tutti proprio nel momento in cui è più lontana dal realizzarsi.
Per Vuoto n.2 però Palmisano ha deciso di rendere la sua performance fotografica storica, un momento di svolta, di creare una nuova iconografia collettiva e quindi ha postato sui suoi canali social una video lettera a Papa Francesco, invitandolo a mettersi al centro dell’opera.
Come spiega nel suo intervento, la sua visione vede il Papa disteso in mezzo alle nude vite, la ferita e l’origine del mondo, per rinnovare il legame tra arte e Vangelo, nel momento in cui, citiamo le sue parole, la Buona Novella è negata dalla storia stessa.
Non un atto di provocazione, piuttosto una catarsi e redenzione collettiva che passa attraverso il corpo del Papa, umano e mistico allo stesso tempo, che si fa messaggio universale alla stessa stregua del martirio di Cristo. Un’opera in grado di mettere in discussione gli autori e di scuotere le coscienze.
Di certo, se al suo appello giungerà una qualsiasi risposta papale, già si potrebbe parlare di successo. La proposta è estrema, vero, ma che forza potrebbe avere un’immagine del genere in questo periodo storico pericolosamente vicino al Medioevo?
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