Non sempre il Fisco interviene a seguito di movimenti bancari sospetti o di spese incongruenti. A volte, la semplice proprietà di un’auto di lusso o d’epoca può far scattare un accertamento fiscale. L’Agenzia delle Entrate, infatti, può monitorare i veicoli posseduti dai contribuenti, non solo in base al loro valore di mercato, ma anche in relazione al costo di manutenzione e ai redditi dichiarati.
Ma quando un’auto può diventare il motivo per una verifica fiscale? E come si può giustificare l’acquisto e il mantenimento di un’auto che potrebbe sembrare eccessiva rispetto al reddito dichiarato?
Auto di lusso, storiche e d’epoca: il Fisco punta l’attenzione su questi veicoli
Le auto di lusso, quelle d’epoca e quelle storiche sono tra i beni che, se non giustificati adeguatamente, possono attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate. Non solo i veicoli di grande cilindrata, ma anche quelli apparentemente più modesti, come alcune auto d’epoca o storiche, possono scatenare un accertamento fiscale se risultano in contrasto con quanto dichiarato dal contribuente in merito al proprio reddito. La ragione è che possedere un’auto comporta costi notevoli, che vanno dalla manutenzione alla gestione quotidiana del veicolo, senza dimenticare le tasse come il bollo e l’assicurazione.

Gli accertamenti fiscali partono quando l’auto posseduta dal contribuente non sembra essere in linea con il reddito dichiarato. L’Agenzia delle Entrate ha strumenti come il “redditometro” (ora sostituito dall’evasometro) per monitorare le spese di un contribuente e confrontarle con i redditi dichiarati. Il possesso di un’auto di lusso o storica, infatti, può far sorgere dubbi sul fatto che il contribuente possa permettersi tale spesa in relazione alle sue entrate ufficiali.
Le auto considerate “di lusso” sono quelle con più di 250 cavalli di potenza, che sono soggette al pagamento del superbollo, un’imposta aggiuntiva che va calcolata in base ai kilowatt di potenza che superano il limite dei 185 kW. Anche auto d’epoca, pur essendo esenti dal bollo, possono risultare sospette se il contribuente non può giustificare il loro possesso e mantenimento.
Inoltre, le auto storiche, che hanno più di 20 anni, ma non sono ancora considerate d’epoca, potrebbero sollevare interrogativi simili. Queste auto, sebbene possano non essere più in circolazione, comportano comunque costi per il loro mantenimento e potrebbero essere viste come un segno di capacità economiche superiori a quelle dichiarate.
Il processo di controllo inizia con una richiesta di chiarimenti inviata dall’Ufficio delle Imposte, che può essere attivata se si nota una sproporzione tra quanto dichiarato e lo stile di vita del contribuente. Se la giustificazione fornita dal contribuente non è convincente, si passa alla notifica dell’atto di accertamento e si calcolano le imposte da pagare sulla base del “reddito in più” non dichiarato.
Anche se l’auto non è obbligatoria da dichiarare nei modelli fiscali come il 730 o il modello Unico, è importante includerla nell’indicatore ISEE, che consente all’Agenzia delle Entrate di monitorare meglio la situazione economica del contribuente. Inoltre, il possesso di un’auto comporta anche spese di gestione consistenti, come i costi di assicurazione, carburante, manutenzione e pezzi di ricambio. Se un contribuente dichiara redditi modesti ma possiede un’auto di lusso, sarà necessario giustificare come riesca a sostenere queste spese.
Le giustificazioni più comuni riguardano il possesso del veicolo come donazione, eredità, acquisto tramite leasing o finanziamento. In ogni caso, è fondamentale fornire una documentazione adeguata, che possa dimostrare la provenienza delle somme utilizzate per mantenere il veicolo.