Mentre il sistema di calcolo lordo delle pensioni rimarrà sostanzialmente invariato, si profilano importanti cambiamenti derivanti dalla riforma fiscale in fase di elaborazione, con un impatto diretto sull’Irpef applicata agli assegni pensionistici.
Per quanto riguarda il calcolo lordo della pensione, non sono previste modifiche rilevanti per l’anno 2026. I coefficienti di trasformazione, fondamentali per convertire il montante contributivo in pensione annua, resteranno validi fino al termine del 2026. Questo vale sia per il sistema retributivo, applicato ai periodi fino al 31 dicembre 1995, sia per il sistema contributivo che regola i periodi successivi.
Questa stabilità è una buona notizia, soprattutto considerando le attese di un possibile inasprimento delle regole nel prossimo aggiornamento previsto per il 2027. Dunque, per ora, il metodo di calcolo dell’importo lordo rimane fermo, senza variazioni che possano influenzare direttamente l’ammontare base della pensione.
La riforma fiscale e il potenziale aumento della pensione netta
Il vero punto di svolta per i pensionati nel 2026 potrebbe arrivare dal fronte fiscale, con la riforma dell’Irpef su cui il Governo sta lavorando nell’ambito della delega fiscale approvata nel 2023. L’obiettivo principale della revisione è la riduzione del carico fiscale sul ceto medio, un segmento che include anche molti pensionati.
Il focus della riforma è il secondo scaglione di reddito, attualmente collocato tra 28.000 e 50.000 euro, per cui si prevede un abbassamento dell’aliquota dal 35% al 33% e un ampliamento della fascia di applicazione fino a 60.000 euro. Questa modifica fiscale permetterebbe un risparmio sulle tasse che si tradurrebbe in un aumento netto dell’assegno pensionistico mensile.
Secondo le simulazioni più attendibili, il risparmio massimo per un pensionato con reddito lordo annuo pari a 60.000 euro potrebbe arrivare fino a 640 euro all’anno, che corrispondono a circa 53 euro in più al mese. Il vantaggio si riduce proporzionalmente al diminuire del reddito, azzerandosi per pensioni inferiori ai 28.000 euro lordi annui, che resterebbero tassate al 23%.
Ad esempio, un pensionato con un reddito lordo di 40.000 euro potrebbe beneficiare di un risparmio fiscale annuo di circa 240 euro (circa 20 euro al mese), mentre chi percepisce 50.000 euro lordi potrebbe vedere un aumento netto di circa 440 euro all’anno (circa 36-37 euro mensili).

È fondamentale sottolineare che la modifica non incide sull’importo lordo della pensione, ma solo sulla quota di tasse trattenute, aumentando quindi la liquidità mensile netta disponibile per i pensionati. In un contesto di crescente inflazione e aumento del costo della vita, anche un modesto incremento mensile può rappresentare un sollievo concreto per le famiglie.
La riforma fiscale mira anche a stimolare i consumi interni aumentando la capacità di spesa delle famiglie, oltre a rendere il sistema fiscale più equo e sostenibile. Questo approccio è coerente con le politiche governative volte a sostenere il ceto medio e a garantire una maggiore equità nella distribuzione del carico fiscale.
Tuttavia, la concreta attuazione della riforma dipenderà dalle risorse disponibili nella legge di Bilancio 2026 e dalla capacità del Governo di finanziare il provvedimento, anche attraverso misure come la lotta all’evasione fiscale e il concordato preventivo biennale.
Tabella riepilogativa del risparmio fiscale previsto
| Pensione annua lorda | Pensione mensile lorda | Importo tassato con aliquota ridotta | Risparmio annuo con aliquota 33% | Risparmio mensile su 12 mesi |
|———————-|————————|————————————-|———————————|—————————–|
| 28.000 € | 2.153,85 € | 0 € | 0,00 € | 0,00 € |
| 40.000 € | 3.076,92 € | 12.000 € | 240,00 € | 20,00 € |
| 50.000 € | 3.846,15 € | 22.000 € | 440,00 € | 36,67 € |
| 60.000 € | 4.615,38 € | 32.000 € | 640,00 € | 53,33 € |
Questi dati illustrano chiaramente come l’abbassamento dell’aliquota Irpef nel secondo scaglione possa tradursi in un incremento mensile del netto pensionistico per una larga fascia di pensionati.
L’attuale Governo della Repubblica Italiana, guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni dal 22 ottobre 2022, ha posto la riforma fiscale tra le priorità legislative. La Presidenza del Consiglio, con sede principale a Palazzo Chigi a Roma, coordina le attività di governo e l’attuazione delle politiche economiche e sociali, comprese quelle relative al sistema pensionistico.