La Naspi è da anni il principale sostegno per chi perde il lavoro, in particolare per i lavoratori stagionali che alternano periodi di impiego e inattività. Con l’arrivo delle nuove regole, però, migliaia di persone potrebbero ritrovarsi senza assegno di disoccupazione, soprattutto chi lavora nel turismo e nella ristorazione. Una stretta normativa, pensata per limitare gli abusi, sta creando non pochi disagi a chi contava su questo sussidio per affrontare i mesi senza stipendio.
I più penalizzati sono i lavoratori stagionali del settore turistico e alberghiero, abituati a muoversi tra contratti brevi durante l’anno. Finora, dopo la conclusione di un impiego stagionale, era possibile richiedere la Naspi anche se in precedenza ci si era dimessi da un altro lavoro. Oggi, invece, le cose sono cambiate: chi lascia un contratto volontariamente può tornare a chiedere la disoccupazione solo se il nuovo contratto dura almeno 3 mesi.
Chi rischia di perdere la Naspi con le nuove regole
Negli ultimi anni, il sistema della Naspi è stato spesso utilizzato in maniera poco trasparente. Alcuni lavoratori si dimettevano e, con la complicità del datore di lavoro, riuscivano a ottenere nuovi contratti brevissimi che davano comunque diritto alla disoccupazione. In questo modo, l’azienda evitava il costo del licenziamento del ticket e il dipendente otteneva l’assegno Naspi.
Con la nuova normativa, queste scorciatoie non sono più possibili. Le dimissioni volontarie vengono considerate come motivo di esclusione dalla disoccupazione, salvo che il successivo impiego sia continuativo per almeno 13 settimane, pari a circa 3 mesi.

La regola generale prevede 2 condizioni fondamentali per riaccedere alla Naspi dopo delle dimissioni: avere un contratto di almeno 3 mesi consecutivi, maturare almeno 13 settimane di contributi.
Chi lavora nel turismo deve quindi pianificare con attenzione i periodi di lavoro, cercando di privilegiare contratti leggermente più lunghi, anche se questo non è sempre possibile. Inoltre, prima di arrendersi alla perdita della disoccupazione, conviene rivolgersi a un patronato o a un consulente del lavoro. In alcuni casi, infatti, la norma fa riferimento ai rapporti a tempo indeterminato, lasciando qualche margine di interpretazione per i contratti stagionali a termine.
Se da un lato la nuova regola rischiando di lasciare molti senza reddito per alcuni mesi, dall’altro va ricordato che chi riesce a coprire una stagione di almeno 3 mesi potrà comunque tornare a chiedere la Naspi.
La vera difficoltà sarà quindi colmare il vuoto economico tra una stagione e l’altra. In attesa di possibili chiarimenti o modifiche, l’unico consiglio pratico resta quello di monitorare attentamente la durata dei contratti. Di chiedere sempre un parere tecnico, per non scoprire troppo tardi di essere rimasti esclusi dal sostegno.