A settembre, il governo italiano avvierà i lavori per la legge di Bilancio, il cui testo dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei Ministri intorno a metà ottobre, dando inizio all’iter parlamentare che dovrà concludersi entro la fine dell’anno.
Prima però, dovrà essere approvata la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def), che dovrà essere presentata entro il 27 settembre. In essa, il governo fornirà informazioni aggiornate sull’inflazione prevista per il 2025, un dato che avrà ripercussioni anche sulle pensioni, determinando l’entità dell’aumento che sarà applicato a partire da gennaio 2026, nell’ambito della rivalutazione annuale.
Fino a quel momento, però, si prevedono poche novità sul fronte pensioni, con il governo che si concentrerà principalmente sulla pianificazione delle modifiche future. Già si intravedono alcune linee guida, come il passaggio da Quota 103 a una nuova misura, la Quota 41 flessibile, che entrerà in vigore nel 2026. Quest’ultima permetterà di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi, ma con modalità diverse rispetto all’attuale sistema, soprattutto riguardo alla penalizzazione applicata al momento dell’uscita dal lavoro.
Le modifiche alla pensione: addio a Quota 103, benvenuta Quota 41
La misura Quota 103, introdotta recentemente, ha avuto scarso successo, con pochi pensionamenti anticipati. La ragione risiede nel ricalcolo interamente contributivo, che penalizza chi decide di andare in pensione prima del previsto. Di conseguenza, il governo sta lavorando a una nuova soluzione: la Quota 41 flessibile.

Questa misura mira ad estendere la possibilità di pensionamento anticipato, rendendola accessibile a una platea più ampia, ma con delle condizioni. Attualmente, Quota 41 è riservata a lavoratori precoci con 41 anni di contributi, senza limiti di età. L’estensione di questa misura comporterebbe però un notevole costo, stimato tra i 4 e i 5 miliardi di euro, e per questo il governo sta valutando una serie di paletti.
In particolare, Quota 41 flessibile prevederebbe comunque un’età minima di 62 anni, con una penalizzazione sull’assegno pensionistico in caso di pensionamento anticipato. Per ogni anno di anticipo, fino a un massimo di cinque anni, il pensionato vedrebbe un taglio del 2% sull’importo della pensione, ma con l’esenzione per chi ha un ISEE inferiore a 35.000 euro.
Inoltre, il governo dovrà affrontare anche il nodo di Opzione Donna, la misura che consente alle donne di andare in pensione prima, e potrebbe essere introdotto un incentivo per le iscrizioni ai fondi pensione complementari, per garantire una pensione aggiuntiva a quella di base.
Un altro tema caldo riguarderà l’aumento delle pensioni, che dovrebbe avvenire a gennaio 2026, in base all’andamento dell’inflazione prevista per l’anno successivo. La rivalutazione dovrebbe aggirarsi tra l’1,6% e l’1,8%, ma la percentuale varia in base all’importo della pensione.
Secondo la legge n. 448 del 1998, la parte di pensione fino a 2.413,60 euro sarà aumentata del 100% del tasso di inflazione. La parte che supera tale soglia ma non i 3.017 euro sarà rivalutata al 90%, mentre quella oltre i 3.017 euro sarà rivalutata al 75%. La tabella completa dei beneficiari della rivalutazione sarà comunicata ufficialmente solo a settembre, quando si avrà maggiore certezza sull’andamento dell’inflazione.