Con l’imminente avvio dei lavori per la manovra finanziaria 2026, il Governo guidato da Giorgia Meloni si concentra su uno dei temi più delicati e sentiti: la riforma delle pensioni. Dopo anni in cui l’età pensionabile ha subito un aumento, l’esecutivo sta valutando una nuova proposta che potrebbe consentire di andare in pensione a 62 anni, grazie alla cosiddetta Quota 41 flessibile.
La nuova ipotesi di pensionamento anticipato: come funziona Quota 41 flessibile
La Quota 41 flessibile rappresenta una forma di flessibilità aggiuntiva rispetto all’attuale normativa pensionistica. A differenza di un vero e proprio superamento della legge Fornero, si tratta di un’opzione che consentirebbe a chi abbia maturato 41 anni di contributi lavorativi e abbia compiuto almeno 62 anni di età, di accedere alla pensione anticipata a partire dal 2026, purché i requisiti siano raggiunti entro il 31 dicembre 2025.
Questa misura si ispira a precedenti forme di flessibilità come Quota 103, Opzione Donna o Ape Sociale, ma con una differenza sostanziale nel calcolo della penalizzazione sull’assegno pensionistico. Mentre con Quota 103 la riduzione può arrivare fino al 15% a causa del ricalcolo contributivo, la proposta di Quota 41 flessibile prevede una penalizzazione fissa del 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età pensionabile ordinaria di 67 anni, stabilita dalla legge Fornero. Di conseguenza, la riduzione massima dell’assegno sarebbe del 10%.
Un ulteriore elemento di tutela riguarda i redditi da lavoro: chi ha un reddito inferiore a 35.000 euro annui sarebbe esentato da qualsiasi penalizzazione, una novità volta a favorire i lavoratori con redditi più bassi e a garantire equità sociale.
Costi e implicazioni per il sistema pensionistico
L’introduzione di Quota 41 flessibile non rappresenta una riforma strutturale, ma un tentativo di offrire una maggiore flessibilità senza compromettere la sostenibilità del sistema previdenziale. Negli anni precedenti, infatti, l’esecutivo ha teso a restringere le possibilità di pensionamento anticipato per contenere la spesa pubblica, limitando l’accesso a misure come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale.
Tuttavia, l’approvazione di Quota 41 flessibile comporterebbe un aumento delle spese per lo Stato, in quanto più lavoratori potrebbero anticipare l’uscita dal mondo del lavoro rispetto allo scenario attuale. Il Governo è dunque chiamato a trovare un equilibrio tra la necessità di garantire diritti pensionistici più flessibili e il rispetto dei vincoli di bilancio, con l’obiettivo di evitare un eccessivo incremento dei costi previdenziali, che si prevede raggiungano il picco entro il 2027.
L’impatto sull’età media di pensionamento e situazione nella Pubblica Amministrazione
Negli ultimi anni, la riduzione delle opzioni di flessibilità ha determinato un innalzamento dell’età media di pensionamento in Italia, che nel 2024 ha raggiunto i 64 anni e 8 mesi, con un aumento di 7 mesi rispetto all’anno precedente, come rilevato dall’Istat. Parallelamente, permangono forti disparità tra uomini e donne: gli uomini, grazie a carriere più continue e salari mediamente più elevati, percepiscono una pensione media di 2.143 euro lordi mensili, mentre le donne si fermano a circa 1.600 euro lordi.
Un altro aspetto rilevante riguarda i dipendenti pubblici, per i quali dal 2013 è in vigore un obbligo di pensionamento a 67 anni, introdotto per favorire il ricambio generazionale e ridurre i costi della Pubblica Amministrazione. Tuttavia, per far fronte alla carenza di personale in diversi settori, il Governo sta valutando la possibilità di sospendere temporaneamente questo obbligo, consentendo ai dipendenti pubblici di restare in servizio oltre i 67 anni. Tale misura potrebbe essere inserita nella legge di bilancio 2026, replicando quanto già sperimentato in ambito sanitario per i medici.
Questa flessibilità temporanea potrebbe aiutare a tamponare l’attuale situazione critica, caratterizzata da un tasso di posti vacanti nella Pubblica Amministrazione vicino al 30%, con una particolare gravità nelle regioni del Nord Italia. La difficoltà di reperire nuovo personale è aggravata da salari non competitivi e dalla necessità di trasferimenti geografici, che hanno favorito un consistente esodo di lavoratori.
Il Governo sta inoltre valutando di innalzare l’età pensionabile obbligatoria nelle forze dell’ordine da 60 a 62 anni, per contrastare il calo delle nuove reclute e garantire la sicurezza pubblica.
La riforma pensionistica nella legge di bilancio 2026: cosa aspettarsi
La questione pensioni sarà una delle priorità della prossima legge di bilancio, che il Governo Meloni presenterà al Parlamento entro l’autunno 2025. Quota 41 flessibile potrebbe rappresentare una via di mezzo tra le richieste di flessibilità di alcune forze politiche – in particolare la Lega – e la necessità di contenere la spesa previdenziale.
La proposta mira a includere non solo le categorie speciali attualmente ammesse alla pensione anticipata con 41 anni di contributi – come disoccupati di lunga durata, caregiver, invalidi al 74% e lavoratori gravosi – ma anche i lavoratori con carriere contributive pure, purché rispettino il limite d’età e accettino la penalizzazione sull’assegno.
L’abolizione del ricalcolo contributivo totale, sostituito da una penalizzazione fissa e meno gravosa, e l’esenzione per chi ha un reddito inferiore a 35.000 euro, sono elementi pensati per rendere la misura più equa e sostenibile.
Tuttavia, al momento non esistono certezze definitive: molto dipenderà dalle trattative politiche e dalle risorse che il Governo potrà destinare a questa misura. Nel frattempo, è fondamentale che i lavoratori restino aggiornati per poter pianificare al meglio il proprio futuro pensionistico.