Fino ad oggi, l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) non ha avuto alcun legame diretto con il calcolo delle pensioni. Non esisteva alcuna misura che prevedesse l’uso della Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per determinare l’importo di una pensione, né l’ISEE ha mai inciso sul trattamento previdenziale. Tuttavia, a partire dal 2026, una nuova misura cambierà questa dinamica, introducendo l’ISEE come parametro per i pensionati, un’innovazione mai vista prima.
Dal 2026, il possesso di un ISEE valido potrebbe diventare un requisito fondamentale per accedere a una pensione più alta. Fino ad ora, l’ISEE è stato utilizzato principalmente nel settore assistenziale, per determinare l’accesso a prestazioni sociali come bonus e agevolazioni. Ad esempio, per ottenere l’Assegno Unico per i figli a carico, l’ISEE può determinare l’importo erogato, con vantaggi per chi presenta un indicatore aggiornato. Tuttavia, per chi ha una pensione contributiva (ovvero quella basata sui propri versamenti), l’ISEE non ha mai avuto alcun impatto.
Con l’introduzione di questa novità, però, le cose cambieranno: chi possiede un ISEE basso, che rientra sotto una certa soglia, potrà beneficiare di un trattamento pensionistico più elevato. Questo segna un importante passo verso una previdenza legata alla situazione economica del pensionato, simile a quanto avviene già per molte misure assistenziali.
Pensioni più alte per chi ha un ISEE sotto 35.000 euro
L’ISEE continuerà ad avere un ruolo cruciale nell’accesso e nell’importo delle prestazioni assistenziali. La novità più rilevante, però, è che dal 2026 l’ISEE sarà utilizzato per calcolare anche le pensioni. In particolare, chi avrà un ISEE inferiore a 35.000 euro potrà godere di una pensione più alta rispetto a chi supera questa soglia o non presenta l’indicatore.

L’ISEE, infatti, sarà utilizzato per evitare penalizzazioni sui trattamenti previdenziali. La quota 41 flessibile, che consentirà di andare in pensione anticipata a 62 anni con 41 anni di contributi, sarà legata proprio a questo parametro. I pensionati che rientrano in questa fascia di ISEE non subiranno alcuna riduzione sull’importo della pensione, garantendo un trattamento equo a chi ha una situazione economica più contenuta.
Chi ha un ISEE superiore a 35.000 euro, oppure non presenta l’indicatore, dovrà fare i conti con una penalizzazione sul trattamento pensionistico. Se un lavoratore decide di andare in pensione con la quota 41 flessibile (a 62 anni), l’assegno subirà una riduzione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia, che si ottiene a 67 anni. Pertanto, chi lascia il lavoro a 62 anni con un ISEE superiore a 35.000 euro vedrà una riduzione complessiva del 10% sull’importo della pensione.
Questa penalizzazione rappresenta un incentivo per i pensionati a mantenere un ISEE basso per non subire tagli significativi. Al contrario, chi rientra sotto la soglia di 35.000 euro non dovrà affrontare alcuna riduzione, il che potrebbe spingere molti a cercare di abbassare il proprio ISEE per beneficiare di una pensione più elevata.