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Fire Emblem Warriors: Three Hopes. Quantity over quality

Con Fire Emblem Warriors: Three Hopes, Omega Force fa una scelta precisa. Non piacerà a tutti ma funziona.

Che poteri in Three Hopes

Per Fire Emblem Warriors: Three Hopes, nuova esclusiva di Nintendo Switch sviluppata da Omega Force, bisogna partire da un presupposto: non è un gioco per tutti. Three Hopes, infatti, sia per il genere di appartenenza, quella degli action-jrpg con componenti musou, sia per i valori produttivi messi in campo, fa una precisa scelta: prediligere la quantità, di contenuti, di personaggi selezionabili, di approcci a disposizione piuttosto che di una qualità della messa in campo. La serie dei Fire Emblem, con la loro forte attitudine strategica, sono stati fin dagli albori degli “enormi di giochi di nicchia” ma qui si fa un passaggio ulteriore: già perché per oltre quaranta ore di gioco (circa trentadue per terminare la storia principale, più un monte di ore variabile tra le dieci e le venti per raggiungere un buon livello di completismo) si saranno chiamati a effettuare tutta una serie di mosse, di concatenazioni di attacchi e di level-up che andranno via via ad essere sempre più meccanizzati, o, se preferite masterati dal giocatore di turno.

Statistiche, mosse e personaggi variegati

Peccato solo che Three Hopes per raggiungere questo livello di meccanicità, diciamo così, chiede un grandissimo coinvolgimento, attenzione e “cura” nel giocatore: si potrà andare con il “pilota guidato” ma solo dopo molto tempo. E questo è solo uno dei difetti, che in realtà sono dei pregi per chi ama il genere, di Three Hopes. Un’altra caratteristica, del tutto sui generis, è che le informazioni a schermo e anche la lettura della mappa di gioco in combattimento non è propriamente user-friendly. Bisognerà studiare, diciamo così, per bene ogni tipo di informazione e imput che comparirà e, fidatevi, saranno molti, saranno tanti e non sempre perfettamente “leggibili”. E non lasciarsi troppo “distrarre” dagli ottimi artwork dei diversi personaggi (molto, ma molto belli!).

Che personaggi!

Se adesso siete un po’ spaventate o spaventati dall’approccio nei confronti di questo titolo però va anche ricordata un’altra cosa: la storia di Three Hopes, perfettamente nel solco della legacy dei Fire Emblem, è passionale e intrigante, nulla di nuovo sotto il sole, per carità, ma di sicuro effetto. Ecco perché anche la meccanica di gioco così complessa e non alla portata di tutti, vi farà ancora più “godere” la progressione nella narrazione. Una scelta che mi ha trovato positivamente stupito, specie nelle battute finali, dove il livello di sfida si innalza, grazie all’introduzione, sempre maggiore, di colossali creature da dover affrontare. Anche se dal punto di vista strettamente tecnico, il lavoro di Omega Force non fa gridare certamente al miracolo (anzi, specialmente in versione portatile, i trenta fps sono, ahinoi, spesso un ricordo, specie nelle parti più concitate delle battaglie), Three Hopes lavora bene sul nascondere i “difetti” del genere musou: i minions, infatti, possono essere tranquillamente ignorati per puntare, a “muso duro”, contro gli “area boss”, i caporioni, i soldati d’elite che controllano una certa porta, passaggio o zona del gioco: battendoli si potrà proseguire. Peccato anche la non possibilità di editare un proprio personaggio ma, semplicemente, dover scegliere tra pg maschio o femmina.

Ecco, questi miglioramenti, seppur minuscoli, mi hanno fatto capire come Fire Emblem Warriors: Three Hopes nonostante le sue caratteristiche di gioco di nicchia ti inviti veramente a riprenderlo in mano “più spesso del dovuto”: l’effetto di time-consuming, ma in senso buono, è infatti davvero esponenziale. Insomma uno dei titoli perfetti per le giornate di ferie o i momenti di relax che l’estate porta con sé. Perché non farlo guerrieri dal cuore saldo, dal sangue caldo e dai poteri…immensi?

Mattia Nesto

Fa che la morte mia, Signor, la sia comò 'l score de un fiume in t'el mar grando

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Mattia Nesto

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