Geek
di Mattia Nesto 3 Settembre 2022

Last of Us Part I: il ritorno del re

Last of Us ha cambiato le nostre vite da giocatrici e giocatori. Questo remake per PS5 non lo renderà migliore ma suonerà meglio con Part II. E III

The Last of Us Part I. Eccolo qui  The Last of Us Part I. Eccolo qui

The Last of Us Part I, ovvero il remake, in esclusiva per PS5 (e forse in futuro per Pc), rimette, ancora una volta, la chiesa al centro del villaggio. Già perché al netto dell’ottimo lavoro effettuato da Naughty Dog in sede di ricostituzione del mondo di gioco, ora perfettamente consonante con quello di Part II.  Già perché riprendere in mano l’avventura che, nel bene come nel male, avevo sconvolto e segnato il mondo videoludico al momento della sua uscita nel 2013, quelle emozioni provate, quelle avventure vissute, quei momenti attraversati non solo sono “tornati” in tutta la loro, trascinante, bellezza ma, se possibile, hanno aumentato il loro gradiente di forza. Questo grazie, senza ombra di dubbio, ha un comparto tecnico che è stato in grado di ampliare l’immersività, grazie a una direzione artistica molto più realistica rispetto all’originale (ma nella remastered per PS4 si poteva già cogliere questa “deriva”) e, in particolare modo, delle scelte volte ad acuire il senso di orrore, paura e terrore nei confronti delle creature malate e marcescenti di questo mondo in rovina. Ecco, il più grande merito, almeno a mio avviso, di Part I è proprio di avere reso “il buio più profondo”, “il terrore più terrifico”, “il sangue più sanguinolento”. Non inventando nulla ma aumentando tutto, o quasi: proprio come dovrebbe fare un remake, in fondo.

Nonostante una campagna marketing molto aggressiva da parte di Naughty Dog e Sony Playstation e al netto di tangibili miglioramenti nel sistema dell’IA nemica, non immaginatevi però il livello di perizia di Part II. Part I, infatti, esattamente come il gioco originale, è molto più un “puzzle-game” rispetto agli scenari di combattimento aperti, verticali e “creativi” del titolo GotY 2020. Nell’avventura con protagonista Joel, infatti, spesso e volentieri ci sarà una strada “giusta” da intraprendere: non soltanto in senso oggettivo, cioè una strada per andare avanti con la trama ma anche in chiave di gameplay. Alle volte si avrà la sensazione, proprio come nel 2013 in fondo, di stare vivendo uno splendido gioco con una componente di trial&error cospicua: si possono fare delle deviazioni, realizzare tattiche più o meno efficace ma la “via” di gameplay è sempre “quella”, segnata e visibile, proprio come i nastri gialli che indicano il prosieguo della trama.

Nessuna pietà in The Last of Us Part I  Nessuna pietà in The Last of Us Part I

Nonostante, o forse proprio a seguito di ciò, non dovete però attendere un gioco conservativo dal punto di vista globale. The Last of Us Part I è un titolo importante nell’ecosistema PlayStation che, giustappunto, mette la chiesa al centro del villaggio: l’esclusività PlayStation 5 e il prezzo pieno con cui sono venduti, infatti, sono proprio l’esempio di, al tempo stesso, un’ovvia operazione di marketing nei confronti di un bene di lusso quale è il videogioco ma anche un attestato di stima nei confronti di Naughty Dog. E non è un caso che gli stessi producer hanno dichiarato come stiano lavorando alla parte multiplayer di Part II. Ora che la prima parte dell’avventura è stata, per così dire, accordata con la seconda, adesso è il momento per ampliare quest’ultima in attesa, in “puro stile” Naughty Dog del terzo e conclusivo capitolo.

Ellie in The Last of Us Part I  Ellie in The Last of Us Part I

Perciò The Last of Us Part I si declina come un titolo che non dev’essere mai e poi mai inteso come un “must to have” per i possessori di PS5 (almeno che non abbiate ancora mai avuto il piacere di incontrare Ellie&Joel sulla vostra strada; in quel caso intraprendere l’avventura è altamente consigliato) ma come un colossale “di più” per tutti i players Sony. Ovvero un esempio di come nel momento in cui da Microsoft il Game Pass inizia a pensare, sul serio, nel mondo del Gaming e Nintendo fa sempre gara a sé, Sony, nonostante le ottime vendite di PS5, al netto della penuria di quest’ultime, raccoglie a sé le forze in attesa delle sue nuove esclusive.

Lo sguardo di Joel in Part I  Lo sguardo di Joel in Part I

In fondo, se ci pensiamo bene, nel 2013, l’uscita di The Last of Us sancì la “rinascita” di PS3, una console che era partita in forte ritardo rispetto alla sua competitor diretta Xbox 360, con un’architettura talmente elitaria da chiudersi in se stessa. Eppure The Last of Us, nonostante tutto, uscì bellissimo e tonante, sconvolgendo non solo il mercato ma anche, esagerando un po’ (ma forse neppure tanto) il mondo dell’intrattenimento e della narrativa in genere. Se The Last of Us Part II ha sancito il trionfo della “generazione PS4”, questo Part I potrebbe, il condizionale d’obbligo, suggellare come la nona generazione videoludica in casa Sony, nonostante una pandemia e dei ritardi extra, sarà una grande generazione, piena di titoli memorabili e personaggi da ricordare per le giocatrici e giocatori di tutto il mondo. In attesa che Part III sancisca la fine della nona e saluti l’inizio della decima.

 

Video stream

COSA NE PENSI? (Sii gentile)

TENIAMOCI IN CONTATTO
>
Iscriviti alla newsletter, niente spam, solo cose buone
>
CORRELATI >