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di Mattia Nesto 8 Luglio 2020

Nove motivi per non smettere di amare Final Fantasy IX

Vent’anni fa usciva il nono capitolo di un franchise senza tempo

Se eravate grandi abbastanza, ma anche se stavate finendo le elementari, probabilmente l’intro di Final Fantasy IX è uno dei ricordi più importanti che avete avuto in quel periodo. Certo, non stiamo parlando del ritmo martellante e dell’estetica da urlo dell’opening di Final Fantasy VII né dell’epicità unita alla coattanza con un pizzico di romanticismo di Final Fantasy VIII, eppure quel misto di fantasy purissimo unito a un immaginario fiabesco e quei personaggi così cartooneschi non potevano non entrare per forza di cose nell’olimpo dei nostri ricordi. Ed ecco perché, a vent’anni di distanza dall’uscita per PlayStation, vi forniamo nove valide ragioni per non smettere mai di amare Final Fantasy IX.

Il mondo di gioco

Il mondo di gioco di Final Fantasy IX, sin dalle battute iniziali, segnava un deciso cambio di rotta della serie, se si vuole in termini più conservativi o fedeli al brand. Abbandonati gli echi abbastanza realistici dell’ottavo capitolo e quelli più cupi e simil-cyberpunk del secondo (anche se sarebbe più corretto definirlo biopunk), il nono capitolo è un titolo puramente fantasy con ambientazioni tali. Eppure, nonostante questo marchio di fabbrica classicista, se si vuole, Yoshitaka Amano aiutato da Toshiyuki Itahana e Hideo Minaba è riuscito a rendere innovativo il fantasy con risultati eccelsi. Ogni singolo regno, città o ambientazione che andremo a scoprire, è caratterizzato in maniera sublime e particolare, rendendolo immediatamente iconico. Pochi giochi come Final Fantasy IX infatti hanno avuto ambientazioni tante belle e curate. Ma ne riparleremo.

 

Steiner, Vivi e Freija

Poche volte come nel nono capitolo Hironobu Sakaguchi, lo sceneggiatore capo, è stato in grado di scrivere personaggi tanto indimenticabili. Ne abbiamo voluti citare tre, perché, almeno a nostro giudizio, riflettono bene la varietà di proposte scelte. Adalberto Steiner, capitano della squadra Plutò di Alexandria, è la quintessenza del paladino tutto d’un pezzo, sempre pronto a battersi con onore e a difendere principesse: il lato buffo e comico del personaggio nonché le sue proverbiali espressioni sbigottite ce l’hanno fatto amare praticamente sin dalla prima volta che l’abbiamo visto scortare Garnet al castello di Alexandria. Vivi Orunitia è invece il mago nero per eccellenza, un personaggio intriso di dolcezza infinita ma anche di un terribile “marchio” che incombe sulla tua testa: i suoi dialoghi, specie quelli tra sé e sé, sono forse annoverabili tra i vertici assoluti di ogni Final Fantasy. Infine Freija Crescent è una lanciera ammazza-draghi dal coraggio infinito e ammantato da una malinconia infinita: personaggio molto particolare, quasi un unicum della serie, è tra i più amati anche per la sua tragica storia d’amore con Sir Flatrey.

 

I minigiochi

Il salto della corda con Vivi oppure il coreografico duello di spade al ritmo di flamenco con Gidan Tribal (quando ancora i quick-time-event non si chiamavano così). Purtroppo venuti sempre più a mancare (vero Final Fantasy XV?) i mini-giochi di FFIX, oltre ad essere tra i più cattivi della serie, sono anche quelli più ricordati degli appassionati. Come dimenticare infatti le side-quest a base di missive e corrispondenza varia che i kupò, le celebri creature del franchise, si scambiano per tutto il mondo di gioco?

La localizzazione

Ecco in questo caso siamo al vertice assoluto, senza dubbi. La localizzazione del nono capitolo è semplicemente un capolavoro perché la direzione artistica, tutta italiana, che è stata presa ha dato un colore, un’anima e un cuore ai personaggi quasi al di là delle intenzioni degli sviluppatori originali. Dando, ad esempio, una parlata fortemente regionale a quel dato npc, magari il siciliano alla Montalbano, ha fatto sì che i giovani (e meno giovani) videgiocatori si calassero direttamente nel gioco: davvero un grande lavoro.

 

I temi

Affermazione di sé, libertà individuale negata, ricerca del proprio posto del mondo, perdita e dolore per la scomparsa di un proprio caro, si dibatta tra il proprio dovere e la propria coscienza. Sono solo alcuni degli argomenti trattati in FFIX il tutto con quell’estetica cartoonesca che, almeno all’inizio, aveva dato modo ad alcuni, sventurati, di bollarlo come un “gioco per bambini”. E invece abbiamo scoperto un mondo adulto in cui vita e morte si alternano senza soluzione di continuità (le vittime della guerra di Burmesia sono lì a testimoniarlo).

 

Il canto del cigno dei fondali pre-renderizzati

Ci rendiamo conto che questo potrebbe essere forse un dato che certifica il nostro status di “giocatori anziani” ma Final Fantasy IX è stato, probabilmente, l’ultimo grande gioco a utilizzare fondali pre-renderizzati. Certo, sappiamo bene che anche il capitolo successivo, Final Fantasy X, uscito per Playstation 2, sfruttava in un certo senso questa tecnica. Tuttavia il nono aveva quel sapore old-school che, all’alba del 2000, ancora pochi di noi erano in grado di riconoscere come fenomeno a se stante ma che eravamo, tutti, in grado di amare: chi non ricorda i pomeriggi passati a osservare lo zampillo di una sorgente d’acqua in lontananza oppure a guardare, totalmente rapiti, una bandiera che. nel cielo di Lindblum garrisce nel vento?

 

Le aeronavi

Ancora una volta è l’estetica a catturare. E non che FFIX sia un gioco brutto da giocare anzi, contraddistinto com’è da un ATB, il modello di action time battle decisamente perfezionato rispetto all’ottavo capitolo e con, in più, la possibilità di schierare ben quattro membri del party, ma le aeronavi sono state un colpo al cuore per tutti noi. E non solo perché, nel prosieguo dell’avventura, le potremo pilotare e possedere, ma anche perché parevano davvero il futuro del fantasy, riuscendo a unire la magia più fuori di testa con l’ingegneria e la tecnologia più raffinata. Che poi potrebbe essere un po’ il riassunto definito del perché FF è FF no?

 

La colonna sonora

“Melodies Of Life”, “Mistaken Love” o “Eternal Harvest” sono solo alcune delle melodie capolavoro composte, di nuovo, da Nobuo Uematsu per questo capitolo.  Penso che ormai tutti quanti sappiate quanto stra-adoriamo Uematsu quindi l’invito è di recuperare, quanto prima, anche questa colonna sonora.

 

Il Mondo di Cristallo

Vogliamo chiudere questa nostra dichiarazione d’amore a Final Fantasy IX citando una delle ambientazioni, per altro di end-game, con una considerazione. Una delle cose che più ci fanno impazzire di Final Fantasy è che, molto spesso, già nel logo del capitolo c’è, se non la soluzione finale, quanto meno un tassello fondamentale per la trama. Così è  in Final Fantasy VII e anche in quello prima così come nel X e, perché no, pure nel XV. Accade uguale per questo nona fantasia finale e in questo senso il Mondo di Cristallo, in cui Gidan, protagonista del gioco, è per forza di cose assolutamente centrale, è una delle ambientazioni più riuscite di tutto il franchise. Ecco perché vi invitiamo a prenderlo di nuovo in mano Final Fantasy IX, per altro in sconto su Steam e disponibile su ogni piattaforma: perché non solo è un’avventura meravigliosa ma è anche un’avventura che non scorderete neppure a vent’anni di distanza.

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