Libri
di Mattia Nesto 22 Gennaio 2020

Cinque libri di Alberto Arbasino da leggere assolutamente

Nel giorno dei suoi novant’anni, celebriamo il più italiano degli anti-italiani

Di Alberto Arbasino si potrebbero dire un sacco di cose. Nato a Voghera esattamente novant’anni fa, è una delle figure più importanti di quelli che una volta si sarebbero chiamati intellettuali dégagé, ovvero sciolti/liberi da vincoli politici e/o partitici e che oggi potrebbe definire come pop-prima-del-pop. Arbasino oltre alle sue geniali invenzioni di figure topiche della società come la casalinga di Voghera, simbolo dell’italietta che s’informa e vive solo e soltanto attraverso la televisione (e che per questo motivo va, al tempo stesso, educata e raggiunta da ogni tipo di media), è stato anzi è un fine precursore dei tempi. Si è infatti interessato, a seconda degli anni, di auto sportive e partite di calcio, di zuppe di pesce e di abiti eleganti sino al rap e alle mete ideali per le vacanze.

Ma come fare per rammagliare un simile groviglio o, per dirla come il suo grande amico e mito Carlo Emilio Gadda, gnommero rappresentato dalla sua figura? Semplice ci pensiamo noi consigliandovi cinque libri cinque da leggere e recuperare assolutamente per capire chi sia stato, chi è e chi sarà per le generazioni future il nostro Alberto Arbasino che dalla rosea stazione di Voghera (colore unico non solo nell’intera Pianura Padana ma in tutt’Italia, una sorta di rosa a metà strada tra Porky Pig e il colore del Grand Budapest Hotel dell’omonimo film di Wes Anderson).

L’Ingegnere in blu

Questo non è un ritratto di Carlo Emilio Gadda, l’autore tra gli altri di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana e de La cognizione del dolore, scritto da un amico e sodale o almeno non solo. Infatti è una biografia-non biografia in cui i confini sono labili: infatti spesso alla voce di Gadda, colta da episodi di vita vera, vissuta e condivisa nella Roma degli anni Cinquanta e Sessanta, si mescola quella dello stesso Arbasino. E così tra briosi calembours, brandelli di dialoghi che paiono scritte dal più arguto degli sceneggiatori di serie tv, pettegolezzi e ricordi personali, si consuma questo L’Ingegnere in Blu, un libretto veramente delizioso.

Le piccole vacanze

Le piccole vacanze, romanzo giovanile di Alberto Arbasino, lo si potrebbe descrivere come una sorta di Skins ambientato nell’Italia del Dopoguerra. Tuttavia siamo convinti che, almeno questa volta, la quarta di copertina dell’edizione Adelphi colga perfettamente lo spirito di questo libro: infanzie ‘favolose’, ragazze ‘deliziose’, ville sepolte fra gli alberi, parchi, piscine, tennis, biblioteche, vigne in collina… Cacce, boschi, cantine sociali, partite a carte, lezioni d’inglese… Piste da ballo, lirica del Novecento, alberghi di sfollati, studi d’avvocato, licei bombardati, desolate vie provinciali negli anni più bui della guerra e del dopoguerra, crocicchi illuminati dalla luna, nonne con soldi, cavalli, spiagge, film con Greta Garbo, corse in automobile… Studi universitari fatti male, trasalimenti sessuali confusi, droghine fatte in casa… Fanciulline scatenate o svampite, ragazzini pensierosi e giovani scemini che incontrano il primo amore insieme al primo dolore. Meraviglioso no?

Paesaggi italiani con zombi

Che questo sia uno dei saggi italiani con il miglior titolo in assoluto ci pare un dato di fatto abbastanza assodato. Tuttavia c’è di più, c’è molto di più. Infatti Paesaggi italiani con zombi è una ricognizione al tempo stesso puntuale e anarchica che lo stesso Arbasino fa in merito al paesaggio italiano, soffermandosi soprattutto sulle sconcertanti modificazioni che si sono operate, sempre in peggio, dagli anni Cinquanta ad oggi. Ed ecco allora che assieme all’autore ci troviamo ad attraversare questi paesaggi da spiaggia deturpata nei quali, via via, monta in noi l’oscura percezione che nell’Italia degli ultimi anni sia avvenuta ogni sorta di mutazioni sfuggenti e insidiose, dietro un brulichio che tutto ingloba e stravolge: come in quei gremitissimi quadri dei Bruegel dove i più gravi incidenti si confondono tra la ressa sgangherata.

Super-Eliogabalo 

Questo romanzo scritto nel 1968 ed è figlio di quell’anno fatale. Si tratta infatti di una specie di cabaret pop nel quale il giovanissimo Eliogabalo, imperatore romano poco conosciuto (se non per i suoi costumi e atteggiamenti stravaganti), viene trasportato nel presente, segnatamente sul lungomare di Ostia, con tanto di famiglia allargata molto romana, piena di mamme, di buffi (leggasi debiti) e di desideri erotici brucianti. Ne viene fuori un romanzo definito a frammenti mobili, perché composto da tanti micro-episodi sempre gustosi e pieni di trovate geniali e che mescola, senza soluzione di continuità Totò con Adorno, le canzonette con gli epitaffi di Nietzsche, gli spot del Carosello con il teatro di Antonin Artaud sino a citare la Romanità classica mescolata alla Decadenza pecoreccia delle nuove metropoli del Boom Economico. Più ultrapop di così si muore.

Fratelli d’Italia

Era giusto concludere questi nostri suggerimenti di lettura con Fratelli d’Italia. Già perché questo romanzo-monstre, che ha raggiunto nella sua ultima e (forse) definitiva stesura la bellezza di 1371, è, per usare la definizione Adelphi, un romanzo di avventure intellettuali e picaresche attraverso le follie del boom economico e le metamorfosi della società e del paesaggio, delle illusioni e dei caratteri. Stiamo parlando di un libro iniziato negli anni Sessanta e terminato in pieni anni Novanta, nei quali Arbasino ha registrato, con il suo stile unico e inarrivabile, pubblici vizi e segrete virtù delle italiane e degli italiani che ha incontrato lungo la via. Oltre alla cronaca dei costumi, alla ricognizione degli ambienti delle città sino alla citazione delle mode passeggere e dei pettegolezzi della Roma bene. Forse il libro-manifesto del gelido,orgoglioso e disperato romanticismo intellettuale ovvero, in due parole, Alberto Arbasino.

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