Musica
di Marco Beltramelli 11 Settembre 2021

I migliori album della settimana

Una breve selezione delle migliori uscite italiane e internazionali degli ultimi 7 giorni

Iron Maiden – Senjutsu

Eddie the Head, quella specie di zombie metal che accompagna ogni pubblicazione della band inglese, mi ha sempre fatto paura, sin da quel giorno che, da bambino m’imbattei in un loro video su MTV. Mi chiedereste mai di rivedere L’esorcista per una recensione? Ma qui si tratta di musica, mi sono fatto coraggio, e devo ammettere che Senjutsu, l’ultimo album degli Iron Maiden, mi è piaciuto .La mutazione stilistica non deve essere un fattore implicito della carriera di tutte le band: ritmi sostenuti, canzoni dilatate in un lavoro dalla durata interminabile. Epico, proprio come piace ai metallari. In fondo l’estetica come il come il sound, crudo ma genuino, dei Maiden non sono mai cambiati, ed è proprio qui il bello. In un periodo storico in cui la più grande band mondiale sono i Maneskin, Senjutsu è vero e proprio grasso che cola per le orecchie dei boomer puristi del (vero) rock. In effetti anche io la penso così, Steve Harris e compagni fermano il tempo ancora una volta, gli unici ad invecchiare siamo noi.

Marco Beltramelli

Lorde – Te Ao Mārama

Faccio subito ammenda: Solar Power, l’album di Lorde mi aveva lasciato davvero tiepido. Non un album brutto, ma, certamente deludente per un’artista dalle potenzialità piuttosto sconfinate come l’autrice “croata”. Beh, sono bastate poche settimane ed ecco la sorpresa: Te Ao Mārama è un ep, pazzesco, cantato in lingua autoctona della Nuova Zelanda, un inno all’appartenenza ad una terra particolare, un tipo di cultura così rispettosa per l’ambiente (e l’Oceano naturalmente). La cosa curiosa è che le canzoni sono le stesse dell’album “vero” ma realizzate in questo modo, cantate in maori insomma, brillano di una luce diversa, più bella, più vera. La versione di Solar Power, per dirne una, è un autentico capolavoro.

Mattia Nesto

Lady Gaga – Dawn of Chromatica

Chromatica non era un granché, c’è poco da farci. Col disco de 2020 Lady Gaga provava a tornare al passato riuscendo solo a registrare un regresso nell’energia e nello stile. Come fare dunque per risollevare le sorti di un lavoro dimenticabile? Basta convocare al proprio cospetto il meglio dell’hyper pop e del clubbing, per dare ad ogni brano una veste più radicalmente elettronica, pur facendogli mantenere quel sapore da canzonetta del 2009, ma solo come sfumatura appena accennata. Dawn of Chromatica conta piuù di 25 collaborazioni, ed è il caso di dire che c’è proprio chiunque. Ariana Grande con Arca, Rina Sawayama, Charli XCX, Ashnikko, Mura Masa e del tutto a sorpresa Sir Elton John. Un vero esercito che dà vita a un’esplosione di suoni e ritmi – che spesso e volentieri tendono all’house – a cui è difficile resistere. Intanto Lady Gaga prende appunti per il futuro, e fa benissimo.

Gabriele Vollaro

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