Un tesoro nascosto sta lentamente riemergendo dal centro della Terra: la scoperta incredibile degli scienziati.
Un recente studio ha rivelato una scoperta straordinaria: il nucleo della Terra, composto da metalli preziosi come oro e platino, sta lentamente “sputando” questi elementi verso la superficie attraverso i vulcani. Questa teoria, oggetto di discussione tra i geologi per decenni, ha finalmente ricevuto un supporto significativo grazie a un’analisi approfondita delle rocce basaltiche delle isole Hawaii, condotta da un team di ricercatori dell’Università di Göttingen in Germania. La pubblicazione, avvenuta il 21 maggio sulla rivista Nature, ha scatenato un’ondata di entusiasmo nella comunità scientifica.
Il progetto di ricerca, durato tre anni, ha messo in luce un aspetto fondamentale della geologia terrestre: il nucleo non è isolato, ma interagisce con il mantello terrestre, la regione rocciosa che si estende tra la crosta e il nucleo stesso. I geologi avevano già ipotizzato, circa 40 anni fa, che il nucleo potesse “perdere” del materiale, ma finora le prove erano state inconclusive. Il dottor Nils Messling, il geochimico a capo dello studio, ha dichiarato: “Ora abbiamo la prima evidenza molto forte che parte del nucleo sta effettivamente finendo nel mantello”.
Un tesoro riemerge dal centro della Terra: la scoperta
Per arrivare a queste conclusioni, Messling e il suo team hanno esaminato campioni di rocce vulcaniche delle Hawaii, noti per la loro origine basaltica, formata da magma proveniente dal fondo dell’oceano. I ricercatori hanno prelevato i campioni dal Museo Smithsonian di Washington, DC, e hanno iniziato un complesso processo di analisi. “Abbiamo iniziato con mezzo chilogrammo di roccia, l’abbiamo frantumata in polvere e poi sciolta con diverse sostanze chimiche per ottenere un campione in forma liquida”, ha spiegato Messling. In particolare, il team ha cercato elementi del gruppo del platino, concentrandosi sul rutenio, un metallo raro nella crosta terrestre.
Attraverso questa analisi, sono riusciti a identificare isotopi specifici di rutenio che risalgono ai materiali di costruzione della Terra risalenti a miliardi di anni fa. “Il mantello ha quasi nessun rutenio”, ha sottolineato Messling, “mentre il nucleo ne è ricco”. Questo suggerisce che parte del rutenio trovato nelle rocce vulcaniche proviene effettivamente dal nucleo, confermando l’ipotesi di un’interazione tra i due strati della Terra. Per comprendere come questi metalli siano finiti nel nucleo, è essenziale considerare la storia della formazione del nostro pianeta. Circa 4,5 miliardi di anni fa, durante le fasi iniziali della Terra, enormi meteoriti si scontrarono tra loro, portando a una concentrazione di metalli preziosi.
Con il raffreddamento del pianeta, questi metalli si accumularono nel nucleo, creando un vero e proprio tesoro sotterraneo. Le teorie suggeriscono che oltre il 99,95% dell’oro terrestre si trovi nel nucleo, insieme ad altri elementi pesanti. Oggi, con le nuove evidenze, si apre un’interessante possibilità: se il nucleo continua a “perdere” metalli, potrebbe esistere una fonte rinnovabile di oro e platino che, nel corso di milioni di anni, potrebbe migrare verso la superficie terrestre. Messling ha spiegato che il processo di migrazione dei metalli dal nucleo al mantello e, successivamente, alla superficie terrestre richiede un tempo incredibilmente lungo, stimato tra 500 milioni e 1 miliardo di anni.

Questa scoperta non solo cambia la nostra comprensione della geologia terrestre, ma solleva anche interrogativi su come questi metalli preziosi possano influenzare la composizione della crosta terrestre nel lungo periodo. “Sebbene questo processo sia minuscolo e non abbia effetti immediati su un’isola singola, se lo si considera su una scala temporale di 4,5 miliardi di anni, potrebbe influenzare la composizione della Terra”, ha affermato Messling. Questa ricerca ha anche implicazioni significative per l’industria mineraria. Se una piccola quantità di oro e metalli preziosi sta effettivamente emergendo dal nucleo, potrebbe significare che le riserve di oro sulla Terra potrebbero non essere così esaurite come si pensava.
Questo è un pensiero intrigante, soprattutto considerando la crescente domanda di metalli preziosi e le sfide legate all’estrazione. Tuttavia, Messling ha avvertito che, sebbene il nucleo possa “leak” oro, le quantità sono estremamente esigue e non praticabili per l’estrazione diretta con le tecnologie attuali.Le reazioni alla ricerca sono state entusiastiche. Esperti di geochimica e scienze planetarie hanno sottolineato l’importanza di questi risultati. Helen Williams, professoressa di geochimica all’Università di Cambridge, ha affermato che questo studio conferma che i plumi mantellari, che danno vita a vulcani come quelli delle Hawaii, contengono effettivamente materiale derivato dal nucleo terrestre.
Jesse Reimink, professore associato presso la Pennsylvania State University, ha aggiunto che i risultati rinnovano la possibilità che il nucleo possa “perdere” materiale nel mantello nel corso del tempo. Resta comunque una sfida significativa. La natura della Terra profonda rimane in gran parte un mistero, e la spiegazione di come il nucleo e il mantello interagiscano richiede ulteriori ricerche. Messling ha evidenziato che la densità molto diversa tra il nucleo e il mantello, simile a quella tra olio e acqua, rende difficile la loro interazione. Gli scienziati continuano a esplorare le dinamiche di questi strati, nella speranza di scoprire ulteriori segreti che la Terra ha da offrire.