Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha sollevato nuovi dubbi di legittimità costituzionale sul trattamento dei migranti trasferiti nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in Albania, compromettendo ulteriormente il piano del governo Meloni per la gestione dell’immigrazione.
La decisione, depositata giovedì scorso dalla prima sezione penale, mette in discussione la normativa introdotta nel decreto-legge migranti convertito in legge lo scorso maggio, che consente il trattenimento nei CPR anche in assenza di convalida giudiziaria del provvedimento di trattenimento.
La questione di costituzionalità e i profili di illegittimità
La Cassazione ha ritenuto “rilevante e non manifestamente infondata” la questione di legittimità costituzionale riguardante la norma che prevede che, nel caso in cui un provvedimento di trattenimento in un CPR non venga convalidato, il richiedente asilo possa comunque rimanere trattenuto fino a un massimo di 48 ore in attesa di una nuova convalida. Questa previsione è contenuta nel decreto legge 28 marzo 2023, noto come Disposizioni urgenti per il contrasto all’immigrazione irregolare, che ha modificato il protocollo di intesa con l’Albania siglato nel novembre 2023.
Tale decreto ha esteso il trasferimento nelle strutture albanesi non solo ai migranti soccorsi in mare, ma anche a quelli già trattenuti nei CPR italiani ed esposti a provvedimenti di espulsione. La Cassazione contesta la norma per violazione di diversi articoli della Costituzione (3, 11, 13, 14, 111 e 117), nonché per il mancato rispetto di principi sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dal Patto internazionale sui diritti civili e politici e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
L’ordinanza della Cassazione nasce da un ricorso presentato dai legali di un cittadino senegalese trasferito nel CPR di Gjader in Albania lo scorso maggio. Dopo aver formalizzato domanda di protezione internazionale, respinta dalla Commissione asilo di Roma, il richiedente asilo è stato trattenuto senza convalida giudiziaria, trasferito in seguito al CPR di Bari, dove è rimasto dal 4 al 5 luglio 2025. La Corte d’Appello di Roma aveva negato la convalida del trattenimento, ma quella di Bari ha successivamente accolto la richiesta del questore, motivandola con la “pericolosità sociale” del migrante, condannato per tentato omicidio e traffico di stupefacenti.
Il legale del migrante, Salvatore Fachile, ha impugnato la decisione davanti alla Cassazione, denunciando la violazione della Costituzione da parte del decreto legislativo 142 del 2015, rinnovato e modificato dal decreto legge 37/2023. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ma ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale, ritenendo che la norma contestata determini una “evidente lesione del bene primario della libertà personale”, un diritto fondamentale che spetta indistintamente a cittadini e stranieri.

L’articolo 13 della Costituzione, richiamato dagli ermellini, stabilisce infatti che la privazione della libertà personale può avvenire solo tramite atto motivato dell’autorità giudiziaria, non direttamente per legge. La norma in esame, invece, permette la permanenza nel CPR anche dopo il rigetto della convalida, senza alcun provvedimento amministrativo o giudiziario che la giustifichi, creando così una situazione di illegittimità.
La sentenza della Cassazione ha immediatamente suscitato forti reazioni nel panorama politico italiano. Alessandro Zan, responsabile Diritti del Partito Democratico ed europarlamentare, ha commentato: “Con questa pronuncia si smantella pezzo dopo pezzo il modello Albania di Giorgia Meloni. Trattenere una persona senza convalida significa violare i principi basilari dello Stato di diritto. Il governo vuole trasformare i CPR in zone franche dove la Costituzione non arriva. Questa sentenza conferma che la propaganda di Meloni non è solo disumana ma anche illegale”.
Anche Riccardo Magi, segretario di Più Europa, ha dichiarato: “La Cassazione smonta il decreto migranti chiedendo alla Corte Costituzionale di valutare la probabile violazione di sei articoli della Costituzione. Le norme propagandistiche del governo saranno smantellate una ad una. Il governo non è al di sopra della legge né dei principi costituzionali che tutelano i diritti e le vite di tutte le persone.”
Dal fronte di Fratelli d’Italia, invece, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli ha criticato la decisione: “Chi decide di non convalidare il trattenimento sono i giudici, chi adisce alla Consulta sono i giudici, chi emetterà la sentenza sarà la Consulta. Una nazione in mano alla magistratura che decide anche le politiche migratorie di uno Stato sovrano. Tutto questo in spregio a un principio costituzionale: la sovranità appartiene al popolo, non a certe toghe.”