Cosa prevede il Decreto Sicurezza approvato ieri in Senato? Ci sono nuovi reati e diverse aggravanti: cosa c’è da sapere.
L’approvazione del Decreto Sicurezza ha suscitato un intenso dibattito nel panorama politico italiano, caratterizzato da tensioni e manifestazioni di protesta. Le immagini dei parlamentari di centrosinistra distesi a terra in Aula al Senato, in segno di dissenso, rappresentano la sintesi perfetta di un iter legislativo tumultuoso e controverso.
Il decreto è stato convertito in legge grazie a una maggioranza che ha esercitato una prova di forza, bloccando il dibattito con il voto di fiducia, approvato con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione. Questo approccio ha suscitato forti critiche, non solo da parte delle opposizioni politiche, ma anche da giuristi e associazioni umanitarie, che avvertono sui rischi di incostituzionalità e sull’erosione dei diritti fondamentali.
Nuovi reati e aggravanti: cosa c’è nel Decreto Sicurezza
Il Decreto Sicurezza, che comprende un totale di 39 articoli, introduce ben 14 nuovi reati e almeno 9 nuove aggravanti, portando a 16 il numero totale di aggravanti secondo alcune stime. Questa nuova normativa mira a rafforzare la risposta dello Stato a fenomeni ritenuti problematici, ma le modalità e i contenuti suscitano perplessità e preoccupazioni. Una delle misure più controverse è la trasformazione del blocco stradale o ferroviario in un reato penale, punito con un mese di carcere e una multa. Se il blocco viene attuato da più persone, la pena può arrivare fino a sei anni. Questa norma è vista come una stretta “anti Gandhi”, poiché colpisce le forme di protesta pacifica, creando un precedente allarmante per il diritto di manifestare.
Inoltre, l’aggravante di violenza contro un pubblico ufficiale durante la protesta contro opere pubbliche preoccupa gli ambientalisti e i movimenti sociali, poiché limita ulteriormente la possibilità di contestare progetti controversi. Il decreto introduce anche il reato di «rivolta» e l’aggravante di istigazione a disobbedire, applicabile in contesti carcerari. Ciò significa che le proteste dei detenuti, specialmente quelle degli stranieri irregolari trattenuti nei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), possono essere punite severamente. La resistenza passiva, ovvero l’ostruzione dei servizi pubblici e dell’ordine, viene anch’essa penalizzata, ampliando il campo di applicazione della repressione nei confronti di chi si oppone alle decisioni delle autorità.
Un altro aspetto controverso riguarda la situazione delle madri detenute. Il Decreto Sicurezza prevede che le detenute con bambini sotto i tre anni siano trasferite in Icam (Istituti a custodia attenuata), stabilendo un regime più rigido rispetto al passato. Questo cambiamento ha sollevato interrogativi sulle condizioni di vita e sul trattamento delle madri e dei loro bambini in carcere. La lotta contro le truffe agli anziani viene rafforzata con pene più severe: i reati di frode commessi ai danni di persone anziane possono ora comportare pene da due a sei anni, con multe che possono raggiungere i 3.000 euro.

Questa misura è stata accolta con favore, poiché mira a proteggere una delle fasce più vulnerabili della popolazione, ma solleva interrogativi sulla necessità di una risposta penale così severa in un contesto già complesso. Un’altra novità rilevante è l’inserimento di regole più severe contro l’occupazione abusiva di immobili. Il nuovo reato di «occupazione arbitraria» prevede pene da due a sette anni di carcere, semplificando notevolmente il processo di reintegro del possesso per i proprietari. Questo è visto come un passo deciso verso la tutela della proprietà privata, ma critici avvertono che potrebbe portare a una criminalizzazione dell’emergenza abitativa.
Infine, il Decreto Sicurezza prevede anche misure di tutela per le forze dell’ordine, aumentando il fondo per le spese legali e consentendo agli agenti di portare armi anche fuori servizio. La possibilità di dotare gli agenti di bodycam per documentare le situazioni di ordine pubblico rappresenta un passo verso una maggiore trasparenza, ma potrebbe sollevare interrogativi sulla privacy e sull’uso dei dati raccolti.
Il Decreto Sicurezza, quindi, introduce una serie di cambiamenti significativi nel panorama normativo italiano, con l’intento di affrontare problematiche sociali e sicurezza pubblica. Tuttavia, questi provvedimenti sollevano interrogativi cruciali sulla tutela dei diritti civili e sulla possibilità di esercitare il diritto di protesta in modo pacifico e legittimo. La loro applicazione e le conseguenze sul tessuto sociale italiano meritano un attento monitoraggio e una riflessione profonda da parte di tutti gli attori coinvolti.