In un momento di estrema tensione per la fragile tregua nella Striscia di Gaza, il Governo italiano accelera il confronto politico interno per definire un piano di intervento multilivello.
Il Partito Democratico, con un’apertura senza precedenti, si dichiara pronto a un voto bipartisan sul sostegno a una missione di peacekeeping nell’area, segnalando una volontà di collaborazione cruciale per rafforzare la stabilità nella regione.
Il Pd e la proposta di una missione di peacekeeping a Gaza
Il responsabile Esteri del Pd, Giuseppe Provenzano, insieme al capogruppo della Camera Chiara Braga, ha espresso chiaramente la disponibilità del partito a valutare le iniziative del governo volte a stabilizzare Gaza. “Il nostro impegno è per una pace duratura in Medio Oriente, e siamo pronti a sostenere una missione di peacekeeping che passi attraverso un voto parlamentare potenzialmente unanime”, ha dichiarato Provenzano. Il Pd ribadisce però che questa apertura non esclude la necessità di un riconoscimento immediato dello Stato di Palestina, un punto che rimane al centro delle loro posizioni politiche.
Tuttavia, per il momento, la priorità è dare supporto concreto alle iniziative governative in un’ottica di responsabilità condivisa. La premier Giorgia Meloni, rientrata dal vertice internazionale di Sharm el-Sheikh, ha confermato l’impegno italiano su più fronti: “La comunità internazionale deve fare il massimo per aiutare Gaza. L’Italia è pronta a intervenire su sicurezza, assistenza umanitaria e politica, per qualsiasi necessità”, ha affermato con fermezza.
Il Governo ha poi dato un’accelerazione significativa con la convocazione di una riunione interministeriale guidata dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, prevista per oggi15 ottobre a Palazzo Chigi. L’obiettivo è coordinare le azioni per la ricostruzione e pianificare i passi operativi successivi. Tajani presenterà inoltre alle Camere le comunicazioni ufficiali sulle strategie italiane nella regione.

Sul piano operativo, l’Italia sta valutando diverse opzioni. Tra queste, è previsto un potenziamento della missione Eubam al valico di Rafah, con un incremento degli effettivi militari – attualmente venti tra Francia, Spagna e Italia, con otto carabinieri italiani – per migliorare il controllo delle frontiere e facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari.
Si mantiene inoltre viva l’ipotesi dell’invio di circa duecento carabinieri per l’addestramento delle forze palestinesi locali, un progetto che richiede un impegno logistico e diplomatico significativo. Altra proposta al vaglio è il contributo specialistico del genio militare italiano per la rimozione di mine e ordigni bellici, un’opera necessaria per garantire la sicurezza e favorire la ricostruzione. Tuttavia, tutte queste iniziative dipendono dall’esito delle prossime consultazioni internazionali e dalle eventuali risoluzioni dell’ONU.
Nonostante l’unità apparente sulla questione di Gaza, il quadro politico italiano presenta tensioni significative sul tema della Libia. L’opposizione, guidata da Elly Schlein, si è detta impegnata a bloccare il memorandum con la Libia riguardante la gestione dei flussi migratori. “Abbiamo preparato una mozione che verrà votata domani”, ha annunciato Schlein, con il sostegno di Movimento 5 Stelle, Avs e +Europa.