Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha esercitato il proprio potere costituzionale concedendo la grazia a quattro persone, un gesto che ha suscitato attenzione per le motivazioni e le storie individuali che hanno portato al provvedimento.
Il diritto di concedere la grazia è sancito dall’articolo 87 della Costituzione italiana e rappresenta uno strumento di clemenza volto a mitigare o annullare le pene detentive. Dopo un periodo di pausa dal 2021, Mattarella ha firmato quattro nuovi atti di grazia il 24 settembre 2024, portando a 39 il totale dei provvedimenti concessi durante il suo mandato.
Le storie delle persone graziate
Ancuta Strimbu, nata nel 1986, era stata condannata a quasi dieci anni di reclusione per estorsione e reati legati alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. La grazia concessa è parziale e ha ridotto di un anno e sei mesi la pena residua. La decisione presidenziale ha tenuto conto di vari fattori: il contesto in cui sono stati commessi i reati, le condizioni familiari della donna e il suo comportamento positivo durante il periodo di affidamento in prova ai servizi sociali, che ha preceduto la condanna definitiva. La scelta di Mattarella riflette un approccio che valorizza il percorso di reinserimento sociale e la valutazione individuale delle circostanze.
Massimo Zen, ex guardia giurata classe 1971, è stato condannato nel 2017 a nove anni e sei mesi per omicidio volontario e per violazione della privacy, quest’ultima relativa alla conoscenza illecita di comunicazioni altrui. Zen sparò a un uomo in fuga dopo un furto a un bancomat in provincia di Treviso. La grazia parziale ha abbattuto di tre anni e tre mesi la pena da scontare, riconoscendo sia le sue condizioni di salute che il fatto che abbia risarcito la famiglia della vittima. Ora Zen dovrà scontare al massimo quattro anni di carcere e potrà avanzare richiesta per l’affidamento in prova ai servizi sociali, un’ulteriore possibilità di reinserimento.
Gabriele Finotello, 33 anni e originario della provincia di Rovigo, era stato condannato a nove anni e quattro mesi per aver ucciso il padre nel 2021. Il caso aveva suscitato particolare attenzione a causa delle circostanze che hanno portato all’omicidio: il padre, infatti, aveva da anni maltrattato e minacciato la famiglia. Per questo motivo e per le condizioni di salute di Finotello, il Presidente Mattarella ha concesso la grazia totale estinguendo completamente la pena residua. Questo gesto sottolinea l’importanza della valutazione del contesto familiare e delle condizioni psicologiche dei condannati.
Patrizia Attinà, nata nel 1972, condannata a due anni, otto mesi e venti giorni per furto ed estorsione commessi tra il 2012 e il 2016, ha beneficiato di una grazia totale sulla pena residua. Tra le motivazioni ufficiali della Presidenza della Repubblica si segnalano il tempo trascorso dai fatti, il perdono concesso dalla persona offesa per il reato più grave e le condizioni di vita e salute della donna. Questo provvedimento evidenzia come la clemenza possa essere applicata anche in presenza di reati meno gravi ma con un quadro umano e sociale complesso.

Il potere di concedere la grazia è uno degli strumenti più delicati affidati al Capo dello Stato ed è esercitato con il parere obbligatorio del magistrato di sorveglianza, che valuta l’esecuzione della pena e le condizioni del detenuto. Dal suo insediamento nel 2015, Mattarella ha firmato 39 provvedimenti di clemenza, confermando un approccio rigoroso ma attento alle situazioni umane e sociali che si celano dietro ogni condanna.
Questi atti di grazia riconoscono non solo la funzione rieducativa della pena ma anche la necessità di considerare fattori personali, familiari e di salute che possono giustificare una riduzione o l’estinzione della pena residua. La scelta del Presidente si inserisce in un dibattito più ampio sulla giustizia penale e sull’importanza di strumenti che favoriscano il reinserimento sociale e la tutela della dignità umana anche in contesti di condanna.