Quorum lontano 20 punti per i 5 quesiti referendari dell’8 e 9 giugno: arrivano le prime reazioni dei partiti.
Il recente referendum sui cinque quesiti riguardanti il lavoro e la cittadinanza ha registrato un’affluenza di appena il 30,6% degli aventi diritto, un dato che evidenzia un significativo distacco dalla soglia minima di quorum necessaria per validare il voto.
L’assenza di un numero sufficiente di elettori ha aperto un dibattito acceso tra i vari partiti politici, ognuno dei quali ha interpretato il risultato in modo diverso, evidenziando le divergenze ideologiche e strategiche che caratterizzano l’attuale panorama politico italiano.
Le reazioni del Partito Democratico
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha commentato l’andamento delle votazioni con una nota di ottimismo, sottolineando che oltre 14 milioni di persone si sono recate alle urne. “La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare”, ha affermato, ribadendo che il Partito Democratico intende riprendere il discorso in vista delle prossime elezioni politiche. Schlein ha accusato le forze di destra di aver messo in atto una campagna di boicottaggio nei confronti del referendum, affermando che i risultati dimostrano una richiesta di cambiamento da parte di una parte significativa dell’elettorato. “Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge, dovresti riflettere invece che deriderla”, ha aggiunto, invitando il governo a prestare attenzione alle istanze provenienti dalla società civile.
D’altra parte, Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha espresso una visione più critica riguardo ai quesiti referendari, definendoli “ideologici” e “rivolti al passato”. Prima della chiusura delle urne, Renzi aveva previsto che il quorum non sarebbe stato raggiunto, sottolineando che il suo partito aveva già suggerito in passato l’opzione di non andare a votare in occasioni simili, come nel caso del referendum sulle trivelle nel 2016. “Noi non cambiamo idea sulla base della convenienza”, ha precisato, evidenziando una contraddizione che a suo avviso caratterizza l’atteggiamento di Giorgia Meloni, che ha scelto di non partecipare al voto. Questa decisione, secondo Renzi, rappresenta un cambio di rotta rispetto alle sue posizioni passate e mette in luce una precarietà politica della destra.

Il vicepremier Matteo Salvini, dal canto suo, ha commentato l’esito del referendum con una certa soddisfazione, evidenziando la “sconfitta” della sinistra, che secondo lui non è riuscita a mobilitare neppure i propri elettori. “C’è una enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità”, ha dichiarato, sottolineando i risultati ottenuti dal governo della Lega negli ultimi due anni e mezzo, come il record di italiani al lavoro e la diminuzione della disoccupazione. Salvini ha voluto rimarcare come il suo partito e il governo abbiano risposto con azioni concrete, mentre la sinistra sarebbe rimasta ancorata a discussioni sterili.
L’analisi dell’affluenza al referendum e delle reazioni dei partiti offre uno spaccato interessante della politica italiana contemporanea. La scarsa partecipazione al voto potrebbe essere interpretata come un segnale di disaffezione da parte dell’elettorato, ma anche come una reazione a scelte politiche e comunicative delle varie forze in campo. La destra, rappresentata da Meloni e Salvini, ha costruito la propria retorica su un’idea di governo che si contrappone a quella della sinistra, evidenziando i risultati pratici ottenuti e sfidando l’opposizione a fornire risposte tangibili anziché limitarsi a critiche.
Il dibattito si sposterà inevitabilmente verso le prossime elezioni, dove i cittadini saranno chiamati a esprimere le proprie opinioni non solo sulle questioni specifiche sollevate dai referendum, ma anche sulla direzione politica del paese. Questo momento di crisi di partecipazione potrebbe diventare un’opportunità per riorganizzare le forze politiche, ponendo l’accento su un dialogo più inclusivo e su una maggiore attenzione alle esigenze dei cittadini, al fine di riattivare un interesse nei confronti della politica e delle sue istituzioni.